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Sei in: Home / OTS / Pillole di ovvietà

Pillole di ovvietà

2016-08-04/0 Commenti/in OTS, SMM /da Martina Caluri

Dirò cose scontate lo ammetto, ma a volte non ce la faccio più e ho bisogno di sfogarmi e capire se in giro c’è gente come me. Oggi purtroppo è capitato a voi e mi raccomando, non mi fate sentire sola.

breve storia triste... sono un influente influencer!

Allora, tutto parte dalla mia home page di Facebook. Avete presente quando siete in pausa e mentre bevete un caffè aprite FB per dare un’occhiata? Certo dai, questo sono sicura che lo fate anche voi.

Bene, sguardo blando, una notizia dell’ultima ora, un articolo che vi salvate per leggere con più attenzione e poi … eccole lì, le pillole di ovvietà. Non un post simpatico, ironico, che vi strappa un sorriso, no no… non intendo quello. Quello darebbe un senso alla vostra pausa caffè e alleggerirebbe il tutto.

Parlo di quei post pubblicati sistematicamente da addetti ai lavori super fighi o presunti tali che puntualizzano, ironizzano, dispensano pillole di saggezza, denigrano un certo comportamento oppure pubblicano una foto palesemente promozionale (da acchiappa adepti chiamiamola così) con una mega frasona da annali della storia degli aforismi.

Avete presente? Ci siete passati anche voi vero? Ditemi di si… vi prego.

Ebbene, io sono in quella fase di intolleranza verso l’ovvio, i consigli non richiesti e la saggezza dispensata a pillole. Ma sapete perché? Perché non vedo mai un risultato, un accenno a qualcosa fatto e ben fatto da loro, a un cliente fortissimo che da signor nessuno è diventato, grazie a loro e grazie a questa tecnica, un brand da top of the world.

Non mi interessa che si dispensino consigli, non mi interessa che mi si parli del metodo infallibile in uno dei tanti libri o corsi di formazione io vorrei capire: cioè ragazzi, questa cosa paga o siete solo social famosi e gestite la pagina Facebook del salumiere sotto casa?

influencer pokemonGoCon tutto il rispetto eh, perché anche io lo faccio ne vado fiera e magari mi regalano un etto di prosciutto in più per il mio buon lavoro, ma non sbandiero nulla e soprattutto non mi metto in pompa magna a dire sempre la mia.

Perché, francamente, sui social se ne sentono di tutti i colori e per ogni avvenimento, fatto, notizia, frase pronunciata da qualcuno che ha una cassa di risonanza, ogni persona si sente proprio in dovere di dire la sua e di portare avanti la sua battaglia di pensiero. Anche quando di pensiero non ce n’è.

Ma veniamo al nocciolo del discorso.

Sei un professionista? Ok. Sei anche un influencer? Bene. (anche se lo confesso il concetto di influencer non mi piace proprio a livello di principio ma questa è un’altra storia)

Non sarebbe interessante abbinare ai consigli un pezzo della vostra realtà o condividere un risultato reale?

Io credo di si, perché se non si fa mai vedere che cosa si fa nella vita di tutti i giorni e quali risultati produce il nostro lavoro, allora l’effetto ridondanza è inevitabile.

Prima obiezione: io non sono tenuto a farlo.

Certo, non è scritto da nessuna parte ma in questo modo, delegando la tua professionalità a pillole di ovvietà non solo sminuisci il tuo lavoro ma pregiudichi un intero settore popolato magari da professionisti che lavorano senza sbandierare e magari producono dei risultati migliori dei tuoi senza fare da specchietto per le allodole.

Seconda obiezione. Non leggermi o elimina il mio profilo.

Interessante considerazione e in effetti prima o poi lo farò. Quello che mi interessa, in questo caso, è il fenomeno. È la costruzione, anzi meglio l’illusione, di un sistema che non esiste e soprattutto che non cresce in questo modo. Il rovescio della medaglia sono orde di ventenni che ti imiteranno ma non sapranno mai cosa fare davvero, non sapranno rapportarsi con un’azienda vera perché non sanno come lavorare in fondo e cosa c’è fuori dagli account social. Quello che voglio dire è che se scegli di essere un punto di riferimento (e io ti ammiro per questo) scegli di farlo con criterio, alternando il post scanzonato e ironico, a qualche lavoro vero e non dispensare consigli che poi non si sa se funzionano.

Terza obiezione. Se sei così brava, fallo tu.

No grazie, io ho scelto di lavorare dietro le quinte, testa bassa e basso profilo, lavoro nel mio e tiro avanti. Non ho la spregiudicatezza e la saggezza per dispensare consigli per cui da 11 anni a questa parte ho deciso di non influenzare nessuno ma di fare e fare bene il mio lavoro, mettendomi sempre in discussione e non discutendo del nulla nella mia bacheca. E in più, scelta molto criticabile lo ammetto, soprattutto per Facebook prediligo un uso personale alla vecchia maniera.

Un po’ retrò ma tanto tanto affascinante.

E per concludere, vi pongo di nuovo la domanda iniziale: sono la sola a vedere tutto questo?

Aspetto critiche, obiezioni come se non ci fosse un domani e punti di vista che senz’altro allargheranno le mie vedute da vecchia bacucca da macchina da scrivere e chiacchiere vis a vis.

 

Tags: Influencers, Non dire cose a caso
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