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Sei in: Home / Web Marketing / Il curriculum vincente e lo scenario italiano

Il curriculum vincente e lo scenario italiano

2015-03-09/0 Commenti/in Web Marketing /da Davide Puzzo

Come scrivere un curriculum vincente?

La risposta a questa domanda sembra molto facile e intuitiva ma non lo è, soprattutto se si ricerca Google. Allora inizia a diventare difficile rispondere alla domanda, diventa quasi un’impresa ardua scrivere un curriculum vitae vincente.

Riassumendo i risultati di ricerca su google, i consigli che troviamo in rete sono:

  • Mettiti nei panni del selezionatore ( :D se sapessi cosa cerca e guarda un selezionatore non cercherei su google, non avrei dubbi su cosa scrivere, in altre parole sarebbe un #epicwin)
  • sii breve
  • stà attento alla carta, usi carta pulita? ( :D :D nooò, ci vado prima in bagno e poi lo presento al selezionatore)
  • cura l’impaginazione del cv
  • sii onesto
  • sii concreto
  • evita gli errori di ortografia
  • indica interessi intelligenti
  • se sei presente sui social allora oltre a mettere l’indirizzo dove poterti raggiungere sui social metti anche l’icona
  • aggiungi un tocco di grafica ( :) mettici i fiorellini, no aspetta anche dei gattini di sfondo nella filigrana della carta)
  • inserisci la liberatoria per la privacy
  • firma il cv

Ecco uno screenshot facendo una ricerca su Google per curriculum vitae grafico, tratto da google immagini.

curriculum vitae grafico

La mia onesta opinione, su quanto sopra, non è molto d’accordo con quanto trovato in rete e la scrivo in americano: #bullshits

La scrivo in americano, come americano è il personaggio che ho avuto l’onore di conoscere e intervistare in merito. Vi presento Chip Evans, Ph.D. un imprenditore con 38 anni di esperienza e di partita iva in Florida, si occupa di marketing e vendite, di strategia, tecnologia, vendita al dettaglio e molto altro ancora.

Di seguito l’intervista a Chip Evans:

Ciao Chip, benvenuto sul nostro blog suppostaweb, grazie per aver accettato questa intervista. So che hai 38 anni di esperienza e parecchia abilità, come prima cosa vorrei che ti introducessi ai nostri lettori di modo che sappiano chi sei, che lavoro fai, che abilità hai e di cosa la tua azienda si occupa esattamente. Potresti presentarti?

Ciao, hai già detto in parte di cosa mi occupo, ma la mia azienda fa anche molto di più… per chi volesse saperne di più, può consultare il mio profilo LinkedIn e il mio sito internet.

Bene, parliamo di come ottenere un nuovo lavoro. E’ facile pensare che basti mandare il curriculum a molti e che facilmente troverò un lavoro ma non accade mai. Dunque cosa un recruiter guarda all’interno del curriculum?

Chiarezza! Non oltre una o due pagine, il font non deve essere sotto gli 11. Nessun interesse alle indicazioni sulle referenze su richiesta (evidentemente Chip ha visionato diversi curriculum dove nelle referenze c’era scritto “disponibili su richiesta”), o informazioni personali su di te. I recruiters vogliono vedere la tua cronologia dei lavori e i risultati ottenuti ben definiti, come per esempio: ho sviluppato l’infrastruttura IT per XXXX e sono incrementate le vendite da XXX a YYY. I recruiters non spenderanno oltre i due minuti e mezzo per curriculum.

Cosa un recruiter non vorrebbe vedere all’interno di un curriculum?

La lettera di presentazione che va con un curriculum sarà in grado di aiutarti nel condividere i tuoi goals/obiettivi, i valori e la tua mission, ma il recruiter guarderà solo i successi ottenuti, non l’etica del lavoro o l’innovazione. A meno che, tu, possa quantificarla.

Ti ho inviato il mio curriculum, che è nella media italiana, mi riferisco allo stile, qualcuno ce l’ha più colorato, altri sono leggermente inferiori al mio ma fatti della stessa sostanza. Cosa manca nei curriculum italiani per rubare il cuore dei recruiters americani?

Semplicemente, sii semplice. No grandi parole, tranne se sono parte delle tue abilità e competenze. Tante informazioni sull’istruzione e sui successi. I recruiters non vogliono curriculum “colorati” ma dati di fatto, di modo che possano “filtrare” e decidere in quale area, del loro database, inserirti. Ulteriormente si possono inserire, nel curriculum, delle parole chiave che definiscono meglio le vostre abilità e competenze, per esempio: SEO website development, Certificato in XXX, le maggiori abilità e competenze sono: XXXX, YYYY

In Italia ci sono due o tre vie di pensiero nella ricerca di un lavoro. La prima via è: ho competenze e abilità ma sono disoccupato e voglio semplicemente trovare un lavoro, ovunque, nel mondo. La seconda via è: ho un’azienda e voglio solamente trovare qualche altra azienda all’estero che mi darà lavoro in outsourcing o un progetto da sviluppare con loro. La terza via è: sono un freelance e voglio soltanto trovare qualche azienda all’estero che mi darà lavoro in outsourcing o un progetto da sviluppare con loro. Chi può trovare un lavoro? E perché?

I recruiters, in Nord America, cercano i consulenti da assumere per un progetto, ma di meno in quanto sono pagati a % di stipendio per il primo anno, sono di più alla ricerca di qualcuno che abbia competenze in Europa, abili nelle lingue e che abbiano competenze in generale. Sono aperti a coloro che sono disposti a viaggiare in Europa e/o trasferirsi negli Stati Uniti. Se sei un freelance allora enfatizza e sottolinea che sei alla ricerca di una carriera, no freelance.

Se un italiano, agli occhi del recruiter, ha le stesse abilità, competenze ed esperienze di un americano… può essere assunto? Chi verrà assunto? E perchè?

Assolutamente SI. Le aziende statunitensi, adesso, sono global e molto aggressive nella partecipazione europea.

Quali sono le speranze, reali, per gli italiani di essere assunti in America?

Gli Stati Uniti adesso più che mai sono aperti a tutte le culture per essere assunti, in quanto globalizzano. Gli americani come gli italiani, rispetto alla Francia per esempio, che ha una connotazione negativa per molti americani come “ostile e distaccato”. Direi che la pari opportunità è al massimo in questo momento.

La barriera del linguaggio, come puoi notare non sono il migliore in inglese ma riesco a farmi capire, però quasi tutti gli italiani hanno un problema… ascoltare l’americano! In quanto a differenza dell’inglese europeo voi usate parlare con cadenza woowowowowoow in ogni frase e non avete lo stesso grado di chiarezza che siamo abituati nell’ascolto dell’inglese europeo. Quindi se potessimo parlare di presenza, di sicuro riuscirei a farmi comprendere e tu capirai quello che dirò ma… necessito che parli molto lentamente oppure molto chiaro nella pronuncia affinchè io capisca te. Potrebbe essere questo un limite per essere assunto in America?

Ottima domanda! Gli Americani parlano un inglese povero :) e sono abituati al Wow, Okay e Hey  ma i leaders ed i managers di grandi aziende sono più globalizzati e amano essere chiesti di “parlare un pò più lentamente”. Io viaggio per il mondo e ti assicuro che parlo lentamente e non uso “americanismi” nel mio linguaggio; essendo stato in 85 paesi mi ha aiutato (e sono un tipico top leader delle assunzioni) a imparare ad ascoltare meglio come gli altri usano l’inglese, non la loro lingua madre. Ho vissuto a Conegliano, vicino Venezia, per due anni lavorando per un’azienda italiana e il consigliere delegato ha lavorato per me (italiano, naturalmente) e ha parlato un inglese molto buono se entrambi parlavamo più lentamente del normale e siamo stati onesti se non ci capivamo, nel dire che non ci capivamo. No, non è un ostacolo se entrambe le parti sono aperte.

Qual è il lavoro più richiesto in America? In Italia stiamo tutti diventando marketers e web marketers.

Marketing e web è ipervenduto negli Stati Uniti e ne abbiamo troppi di marketers e web marketers. Le aziende vogliono gente con competenze e abilità in IT, tecnologia, software applicativo web (applicazioni non siti internet), ingegneria e manifattura. L’Italia è la miglior produttrice di acciaio inox nel mondo e le imprese Americane sono enormemente aperte ai lavori di manifattura e di ingegneria. Per esempio: Aligroup, questa grande azienda ha comprato parecchie aziende statunitensi in aggiunta alle loro aziende italiane e possiede la gran parte del settore. Studia come trovare aziende come questa.

Che età dovrebbe avere il candidato ideale per le aziende americane?

Gli americani hanno pregiudizi di età, ma solo in alcuni settori. Le aziende globali preferiscono 35-52 anni di età, ma prenderanno in considerazione sia i più giovani se mostrano di avere parecchia abilità e gli anziani se il loro curriculum riflette vasta esperienza.

Il recruiter è più interessato alla “storia/cronologia dello stipendio” per dimostrare che il candidato ha mostrato progressione degli utili e in potenziali guadagni realistici. Il fattore più negativo, purtroppo, se assumono in Italia o per la maggior parte d’Europa, è l’assistenza sanitaria a quale costo per il datore di lavoro? e le settimane di vacanza? Negli Stati Uniti si chiude per 2 o 3 settimane l’anno e non tutto in una volta. Noi non prendiamo vacanze come gran parte dell’Europa fà, quindi è un “paletto” per il reclutatore, che deve essere almeno conosciuto, che non parla finchè non viene chiesto.

Grazie Chip per il tempo e le informazioni preziose che ci hai fornito.

Di nulla, spero che tutte queste informazioni vi aiuteranno. Gli Stati Uniti stanno facendo molto bene economicamente parlando, il dollaro è forte e la globalizzazione è la chiave di crescita in cui loro vedono.

Lo scenario italiano:

Dall’intervista si evince che solo chi ha abilità, competenza, esperienza ed ha prodotto numeri che contano, come sempre e come giusto che sia, ha un futuro.

Lo scenario italiano non è così fantastico, manifattura e ingegneria non mi sembrano in forte crescita e restano esempi di tante aziende che hanno necessità di servizi e software applicativi web per non parlare di chi ha bisogno di realizzare app.

In quest’ultimo caso se volete realizzare un’app di grande spessore (non l’app tradizionale), per esempio, troverete tanti “cugini“, app developers, freelancers, broker del web o sedicenti tali, cioè ti rivendono siti e servizi, loro spesso non sono tecnici del settore e non sanno un’H, fanno apparire come se fossero chissà chi.

Provate ad affidare loro un lavoro e scoprirete che non fanno altro che farsi un giro dei loro contatti e delegare (tanto vi hanno già fatto la cresta sopra il prezzo). Solo che quando il servizio richiesto è troppo avanzato… non è semplice e non è detto che tra i loro contatti ci siano professionisti tali da poter risolvere la situazione.

Broker del web, chissà che ci scrivono nei loro curriculum o forse non hanno bisogno di averne uno, in quanto l’Italia è un popolo fatto da stupidi per gli stupidi e non apriremo mai gli occhi e il loro lavoro continuerà per sempre all’infinito finchè la razza umana esisterà.

Un’altra cosa che si evince, dall’intervista, è che l’America sta avanti in quanto il fenomeno di sovraffollamento di marketers e web marketers (allora è proprio vero che tutto il mondo è paese!) esiste anche da loro ma loro hanno aperto gli occhi e non sono quelle le posizioni lavorative aperte.

Credo che si stia finendo l’inchiostro di questo post, chi mi vende una penna? #idontsayrandombullshits ;)

Tags: Professionisti Web
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