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Sei in: Home / SMM / L’utente medio del web

L’utente medio del web

2015-01-08/2 Commenti/in SMM /da Mauro Preda

Buongiorno,
innanzitutto vi ringrazio per avermi fatto scrivere sul vostro blog.

Mi presento: sono l’utente medio di Internet.

Da anni navigo nel Web, cercando un modo per “sfangarla”, cercando di imparare dai professionisti che dicono di vivere di questo splendido mondo. Da anni cerco di capire chi siano i veri professionisti, coloro dai quali poter imparare qualcosa, quelli che mi sappiano realmente indicare una strada da seguire, ma a mio parere, sono sempre incappato in persone che vivono solo di “facciata” e che non hanno nulla di più da insegnarmi, se non quanto io possa trovare da solo in rete (sfortunello io eh!).

Ho trovato professionisti improvvisati che vendono corsi a €6,90.utente-medio
Ho trovato geni che posizionano il tuo sito web sulla prima pagina di Google.

Ho trovato professionisti che manifestano il proprio successo scrivendo libri.

Ho trovato SMM che scrivono mail chilometriche per essere aggiunti nei contatti di Linkedin.

Ho trovato blog, siti Web e pagine sui Social Network visitati prevalentemente da roBOT.

Ho trovato titolari di siti Web che usano il nome di dominio o immagini e loghi impropriamente.

Ho trovato infine questo blog, che pare faccia riferimento a persone competenti (non montatevi la testa, vi prego: siete ancora in fase di test) e dalle quali mi aspetto delle risposte altrettanto competenti.

Finalmente è arrivato il momento delle domande:

  • È valido un corso per diventare SMM ad un costo di € 6,90?
  • Sarebbe più affidabile sceglierne uno da € 199?
  • Perché i geni della SEO ti telefonano in azienda dicendoti di farti arrivare in prima pagina di Google e, quando cominci a parlare di keywords, loro ti parlano di “periodi chiave”?
  • Perché io che sono un utente medio, mi posiziono dal primo al terzo posto in Google, con le keywords che mi interessano, semplicemente gestendo un paio di pagine Facebook per passione?
  • Perché quando chiedo a questi esperti se questo sia possibile, mi rispondono di no e, quando mostro loro i risultati, rimangono senza parole o tentano di arrampicarsi sugli specchi?
  • Quanto sono affidabili i sedicenti professionisti del Web, che anziché scrivere libri sul Web, consultabili dal Web o da supporti digitali, si affidano ancora ai vecchi editori cartacei
  • Quanto valgono quei professionisti che mi invitano a cliccare “mi piace” sulla pagina Facebook del loro cliente, che non ha nulla a che fare con i miei interessi?
  • Quanto vale quel professionista che mi invita nella sua rete Linkedin tramite una e-mail scritta in Italiano scorretto (per usare un eufemismo), tanto che anche mio figlio di 9 anni si scoccia a correggere?
  • Quanto mi posso fidare di quei professionisti che vantano milioni di visite sui propri blog sostenendo che siano tutte visite naturali e negando l’esistenza dei roBOT?
  • Quanto sono attendibili quei professionisti che usano il nome di Google nei propri domini o il logo di Pinterest come favicon del proprio sito Web?

Ed infine, la domanda delle domande:

  • Ma sono proprio così sfortunato da incappare solo io in questi fantastici personaggi?

Ringrazio anticipatamente per le vostre gentili risposte.

http://youtu.be/uG8HhxxxURY

Tags: Social Media User
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2 commenti
  1. Alessandro Vitale
    Alessandro Vitale dice:
    2015-01-09 en 2:53

    Risposte:

    1) Secondo una logica a me non chiara, per alcuni si.
    2) Per quello che mi riguarda, il valore di corsi non lo si esprime in “costo” del corso, ma nella sua efficacia di essere personalizzato e mirato per ogni singolo utente/partecipante su modelli business reali, fattivi. I corsi “comuni” non sono altro che la dimostrazione di follia comune.
    3) Keywords… non si può più parlare di strategia su parole chiavi, ma di insieme di fattori che devono convergere per dare il giusto rating a una pagina, ai suoi contenuti. Parlare di periodi, frasi e parole chiavi, le lascio agli scrittori del nulla o dei SEO morti.
    4) Buon per te, ma domani che Facebook non sarà più di moda o cambia le sue politiche di visibilità oppure Google, scegliesse di eliminare i risultati organici ddi FB? Lungimiranza.
    5) In questo settore, non ci sono regole fisse, ma analisi. Dire di default che è impossibile, determina corsi e libri, tanti seguaci e corsisti che non faranno altro che generare le stesse affermazioni.
    6) I libri servono come il viagra; a dire che loro lo hanno duro, come i possessori di SUV, loro lo hanno più grande. Il libro è uno status, paragonando al web, al digitale, lo scrittore digitale non potrebbe mai scrivere un libro cartaceo vincolandolo a editori che non fanno altro che marketing tradizionale. Un “non senso”.
    7) Li chiami professionisti? Sarebbe il caso di smetterla. Lo stesso vale per quelli molto popolari, quelli che li trovi ovunque e con un seguito elevato; vuoi che siano reali o tutte azioni forzose/spam? Può sembrare una domanda, ma è più una affermazione la mia.
    8) A cosa serve LinkedIN? Lasciamo perdere Pinterest e Intragram… a questo punto.
    9) Nessuna fiducia, basta chiedere loro di generare un PDF dal profilo di Analytics e inviarlo direttamente sulla casella di posta elettronica del richiedente, gli ultimi 3 mesi, potrebbero essere interessanti analizzando la frequenza di rimbalzo e altri fattori che evidenziano l’inutilità dei social a supporto di siti e quanto sono “SEO” su parole chiavi che “non convertono”.
    10) L’utilizzo improprio di loghi è risaputo, lo stesso vale per quanti utilizzano il nome di alcuni social network per sfruttare il nome brand, per fare un esempio: Pinterest Italy (Il blog italiano – non ufficiale – su Pinterest) o anche i formatori per l’utilizzo dei social come Intagram; vendono corsi e sfruttano il nome brand. Valgono il tempo legale affinché i proprietari dei marchi, ne fanno richiesta di modifica e sottrazione dei nomi a dominio.

    Spero di essere stato chiaro.

    Rispondi
  2. Davide Puzzo
    Davide Puzzo dice:
    2015-01-09 en 16:30

    1 e 2) I corsi e l’smm… non è una questione di prezzo ma è una questione di quello che ti dicono e che NON ti dicono. Non dovrebbe essere un problema, per chi fa marketing, applicare il marketing al web come al social. Potrebbe essere, al massimo, che chi fa marketing non conosca l’utilizzo delle varie interfacce software e per quello FORSE necessita un corso (anche se online trovi tutte le guide del caso).
    I corsi di massa (massa costituita da chi non è un marketer) chiaramente NON impareranno se non qualche nozione in più, ma dubito fortemente che uscendo da quel tipo di corsi saranno degli specialist, in quanto prima devono diventare dei marketer senza esserlo mai stato in precedenza e poi dovrebbero apprendere metodi e strategie ed infine le interfacce. Dove al corso da 6 euro o quello di 199 euro? :D
    3) Periodo chiave? Se per periodo chiave si intende il trend del momento, per esempio #jesuischarlie, allora si sta sbagliando tutto e perchè non c’entra nulla con la potenziale azienda e perchè sarebbe una cosa momentanea su cui, comunque, TUTTI stanno puntando (innalzando anche erroneamente la competizione). Ovvio che se vendi costumi da bagno il tuo periodo chiave (e relative keywords / trend del momento) non sarà a gennaio. Ciò non vuol dire che, al di là del periodo, non si possa posizionare ma semmai che in questo periodo si avrà un calo di visite (non perchè non sarebbe posizionato) ma in quanto c’è un calo di interesse da parte degli utenti finali data la stagione, ma il posizionamento qualora si effettua una ricerca, al di là della stagione, permane.
    4) E’ ottimo posizionarsi su google con le pagine facebook, ma ti ricordo che il core business digitale dell’azienda , in primis, è il sito internet e ti ricordo che uno o due anni fa google scelse di eliminare dalla SERP le pagine facebook, cosa farai se google decidesse nuovamente così? Il sito è quello che andrebbe posizionato e finchè big G lo permette allora posizioni ANCHE le tue pagine Facebook ma il sito è quello che DEVE ambire ad essere posizionato.
    5) La migliore risposta che si possa dare su questo punto è stata già data, non posso fare altro che rimandare a leggere la nr. 5 di Alessandro Vitale
    6) Purtroppo sono poco affidabili, sono in tanti i #capiscioni del web e scrivono pure libri. Libri, però, che parlano del nulla, lo fanno per status come puoi vedere anche qui.
    Hai scritto un libro? Allora sarai figo di tuo!
    Ciò non vuol dire che è impossibile trovare qualcuno che sia competente e che abbia anche scritto un libro, è solo che è veramente una perla molto rara da trovare oggi.
    7) A cosa serve che io ti invitassi ad una pagina di un mio cliente se non è di tuo interesse? Se clicchi “mi piace” lo farai per rispetto nei miei confronti ma comunque non comprerai nulla, non è nel tuo interesse. Se non clicchi “mi piace” ti sei evitato lo spam e non si perde comunque il rispetto reciproco. La risposta è dunque che non serve a nulla.
    8) Quel tipo di invito, non solo su linkedin ma anche in altri social e via email, è come andare fare la cara, vecchia, tentata vendita porta a porta e se qualcuno gli apre la porta loro tentaranno di #redimerti, su dai… prega e convertiti! :D Beh non so tu ma io gli sbatto la porta in faccia.
    9) Dati, vogliamo i dati! Durata visita? utenti/visite? frequenza di rimbalzo? sorgente di traffico?
    Io a parole ho fatto 12 milioni di visite! :D
    Oggi sono in voga slogan del genere: ho fatto 3 milioni di visite; non sai come avere traffico? Chiedimi come! :D :D Che diano accesso a google analytics o che mandino il PDF da analytics in dimostrazione, per bacco! Oops molti utilizzano un altro sistema di metriche e denigrano google analytics, che invece sarebbe da mettere al vaglio, e la frittata è fatta… o gli credi senza dimostrazione o giri i tacchi.
    10) Anche qui rimando a leggere alla nr. 10 di Alessandro che è senza dubbio la migliore risposta.

    Resto a disposizione per chiarimenti :)

    Rispondi

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