Il web writing adatto ai polli: Pubblicista o Giornalista?

Con quanta facilità ci si dà dei titoli? Chi li controlla?

Poi sono arrivati gli albi dei professionisti…

giornalista

Quanto meno, i polli al banco macelleria, hanno l’etichetta…

Oltre ad avere un’importanza deontologica, i titoli e delle singole professionalità assegnati dagli albi dei professionisti, hanno il loro peso e rilevanza.

In campo medico, pur riconoscendo il valore fondamentale degli infermieri, questi ultimi non sono abilitati ad esercitare la professione del medico. Il medico generico, non sempre è abilitato a “operare” come il chirurgo, ma spesso li si chiama medici entrambi.

Se facessi della satira dicendo che “son tutti” dei giornalisti, qualcuno si potrebbe offendere e probabilmente avrebbe ragione, ma non sarebbe più una satira che porta a far riflettere sull’utilizzo dell’albo dei professionisti.

Esistono gli ordini professionali di categoria, sono anche abbastanza chiari su disciplina, deontologia, metodologia, ma è evidente che c’è confusione su due figure di uno stesso tesserino: #pubblicista e #giornalista.

Entrambe le categorie identificano dei professionisti: i giornalisti.

La differenza però è sostanziale oltre che professionalmente rilevante. Si, capisco che si può obbiettare per esempi palesi e anche famosi, ma non è che per colpa di pochi, una professione e un albo professionale può o deve essere messo in discussione.

redazione giornalistica

Il web writing è per il mondo del digitale, per l’editoria online, una risorsa “qualificata” con compiti specifici, adesso però le confusioni si amplificano quando si legge di “copywriter”, “pubblicista”, “giornalista”. Eh si, tutti possono scrivere ed esiste una legge (Legge del  3 febbraio 1963 n. 69) che chiarisce anche gli organi di categoria e controllo per le diverse tipologie di professionisti.

Ma se le regole esistono per i giornalisti e per i pubblicisti che possono anche darsi il titolo ed esibire un tesserino identificativo, i web writers, i copywriters, i SEO writers invece, sono liberi da qualsiasi vincolo ed obbligo, ma non possono dire di essere giornalisti anche se fanno vera informazione e anche dei buoni reportage, qualche cosa nel sistema non funziona?

Se una legge è ancora attiva e non rivista dal 1963, interpretata e “abusata”, che non tiene conto di tutte le nuove figure professionali nel mondo dell’editoria quanto quella dell’era digitale, paghiamo ancora una volta un ritardo legislativo che penalizza i giovani giornalisti professionisti e tutte le categorie legate al mondo del web.

Nel caso specifico, copiando ed incollando per facilità da Wikipedia, per l’albo dei giornalisti/pubblicisti si legge:

Il giornalista è un lavoratore del campo dell’informazione nel settore del giornalismo che si occupa di scoprire, analizzare, descrivere e scegliere notizie.

Il giornalista redige articoli, inchieste (o reportage) o editoriali per testate giornalistiche periodiche o agenzie di stampa, su un mezzo di comunicazione di massa (carta stampata, radio, televisione, internet,..)

…l’attività del giornalista, oltre ad essere fondata su una deontologia, è regolamentata da una legge (l. 3 febbraio 1963 n. 69). La legge ha creato un organismo, l’Ordine nazionale dei giornalisti, cui tutti coloro che esercitano l’attività giornalistica (sia come professione o come attività non principale) hanno l’obbligo di iscriversi.

Chi non è iscritto all’Ordine non può, ai sensi della legge definirsi giornalista.
Da un punto di vista pratico però, diversamente dalle altre professioni normate (come l’avvocato, ed il medico), chiunque può svolgere un’attività simile a quella del giornalista, in quanto la Costituzione italiana tutela la libera manifestazione del pensiero, ma non ha la possibilità di definirsi “giornalista”.

L’esercizio abusivo della professione giornalistica è un reato.

L’ordine dei giornalisti prevede in Italia, secondo la legge n. 69 del 1963, che l’Albo sia diviso in due appositi elenchi:

  • Professionisti;
  • pubblicisti.

I primi sono coloro che esercitano in modo esclusivo e continuativo la professione di giornalista; i secondi sono coloro che svolgono attività giornalistica non occasionale e retribuita anche se esercitano altre professioni o impieghi.

Possono divenire giornalisti professionisti solo coloro che hanno svolto almeno 18 mesi di “praticantato” in una redazione dove sono assunti già altri professionisti, retribuiti secondo il contratto di lavoro. Successivamente devono superare un esame scritto e orale, con una commissione presieduta da un magistrato. Vi sono inoltre alcune scuole post universitarie, a numero chiuso, che permettono di poter sostenere l’esame di giornalista professionista senza effettuare il praticantato.

Da qualche anno sempre più giornalisti sono autonomi e, soprattutto per l’avanzare delle nuove tecnologie, sempre più tempestivi e completi. Il nuovo reporter deve essere in grado, infatti, di redigere un testo e scattare foto o realizzare video contemporaneamente, per pubblicare direttamente il tutto sul sito della testata (oggi quasi tutte on line).

Ricapitolando: esiste un ordine, due liste diverse: Giornalista e Pubblicista. La logica detterebbe che la prima può anche esercitare la seconda, ma viceversa, non si potrebbe per i vincoli necessari per diventare giornalisti professionisti.

Il pollo giornalistaUn Pubblicista è un giornalista?

Secondo quanto letto fin qui, da quello che sembra evidente e in italiano, chiesta conferma anche al Direttore dell’Ordine dei giornalisti, SI!

La beffa è riservata proprio a quanti hanno studiato, fatto il praticantato e l’esame di Stato.

Come l’etichetta del pollo; sai l’origine, come è cresciuto, quando è stato macellato.

È vero che la qualità è a prescindere da questi fattori, ma allora a cosa serve avere degli albi professionali se anche un pollo può avere il tesserino da giornalista? :D

Se fai il pollo è meglio!

 

2 commenti
  1. b.m.
    b.m. dice:

    Noto parecchie imprecisioni. Sia nelle cose riportate da Wikipedia, sia nell’articolo stesso. Che inizia con un calderone di qualifiche, e termina per sparare a zero sui giornalisti professionisti. Dopo, appunto, un’escursus impreciso.

    Per costituzione tutti possono esprimersi liberamente, nel privato (blog) come nel pubblico (politici e aziende, quindi marketing in tutte le sue forme, dall’agente di commericio, al pubblicitario passando per il web marketer e il content writer).
    Sempre per costituzione è garantita anche l’informazione, attraverso un servizio giornalistico che aderendo alla deontologia di un ordine professionale, possa dare al lettore una gamma ampia di “scorci” sulla realtà, utili a farsene una idea anche a quelli che invece che andare in giro a fare interviste sono magari chiusi in ufficio da mane a sera.

    L’informazione, fatta da personale specializzato in luoghi deputati (testate giornalistiche) divide i giornalisti in pubblicisti e professionisti in base alla vecchia – pre internet- impostazione dell’editoria e delle possibilità di stampa. Il professionista deve trarre il suo reddito solo dal lavoro giornalistico, diversamente si fa declassare a pubblicista. Ma entrambi, se lavorano in testata, o freelance, o altro, sono “professionali”. Un tempo , e ancora oggi, personalità di spicco offrivano il loro contributo alle testate in qualità di esperti, diventando “pubblicisti”, in questo distinti, appunto, da quelli che scrivevano sui giornali per mestiere.

    Se per mestiere scrivi su un blog al fine di diventare un influencer che si fa pagare dalle aziende per vendere e testimoniare dei loro prodotti… sei di fatto nel marketing, sei un pubblicitario. Se sei, o eri, giornalista, devi attenerti alle regole professionali, e farti declassare, anche se sei professionista, all’albo dei pubblicisti in quanto svogli anche un’altra professione.

    Rispondi
    • Alessandro Vitale
      Alessandro Vitale dice:

      Grazie del tuo commento.

      Come avrai notato, sei su un sito di satira sul digitale. L’intento era provocare e la tua risposta, ne è una delle tante lette, al tempo di quando è stato pubblicato questo articolo, via social.

      Per quanto, io condivida tutto quello che tu hai scritto, mi fa specie che la contestazione fatta da te su Wikipedia, credo sia la dimostrazione che se un “ordine professionale” esiste, quelle informazioni dovrebbero essere corrette e “precise”, non lo sono!

      Perdona il mio osservare, ma nel testo della tua risposta, precisa e puntuale, dai anche delle indicazioni e ti ringrazio, quando si “sparò” a zero su giornalisti professionisti era perché il “declassamento” che tu stesso spieghi in maniera eccezionale, non avveniva. Ci fu un certo imbarazzo per alcune figure che erano arrivate ad essere, addirittura, riferimenti interni ai Governi che si sono susseguiti nel tempo in ambito digitale.

      Non voglio mica la Luna in un pozzo, ma allora era evidente, fin troppo marcata, l’opportunità mediatica con fini meramente di marketing personale e non solo. Questo lede fortemente i seri professionisti che, in qualche modo, cercavamo di spronare a dire la loro, ma come dal tuo nome puntato, nessuno si espose allora, ma tanti scrissero in forma privata. Era evidente la “burla” per provocare reazioni che, ad onor del vero, ci furono e nemmeno tanto morbide nei nostri confronti, ma trattando in maniera superficiale, ironico, provocatorio… si sapeva che non avremo potuto raccogliere solo sorrisi o commenti come il tuo che, oltre gli errori, imprecisioni e quello che tu hai ravveduto (non siamo giornalisti, ma professionisti di settore e burloni a perditempo) ha comunque raccolto “un bel commento”; il tuo.

      Suppostaweb ha fermato le pubblicazioni da tempo, ma ci siamo affezionati, me compreso che ne sono il proprietario, tanti scrivono ancora, ringraziano, in tanti articoli scritti quasi 5 anni fa, ci sono dei riscontri che fanno venire la pelle d’oca per come sono attuali e futuristici allo stesso tempo; sempre con ironia, ma abbiamo scritto la verità e lasciamo che tanti, i ricercatori veri, possano leggere anche il contraddittorio che in rete, come nel giornalismo, spesso manca per “quieto vivere”.

      B.M. Ti ringrazio. ho apprezzato molto e chissà, un giorno si potrebbe trasformare “suppostaweb” in una realtà diversa, mai dire mai, per ora, resta a testimonianza di fatti, punti di vista di periodi lontani, ma che comunque hanno fatto parte della storia del web italiano e non solo.

      Alessandro Vitale

      Rispondi

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