Igers e Instagramers; da fotofili a fot(t)ografi. No Selfies, respect!
Antefatto: Igers – Instagramers Italia:
La differenza tra un ambiente pubblicitario tradizionale e l’attuale digitale sta nella possibilità di monitorare le attività promozionali con analisi molto precise e sempre più dettagliate.
Il marketer professionale ha quindi a disposizione strumenti che “verificano” anche in tempo reale le performance di campagne, di azioni sociali, SEM, SEO, ecc…
Tutto quello che si discosta da questa modalità potrebbe essere visto soltanto come un “potenziale” dato di visualizzazione o di promozione; ma suona alquanto antitetico per l’era in cui viviamo.
Sarebbe infatti come affermare: potenzialmente una rivista in edicola ha una vita di un mese, è composta da 100 pagine e ha una tiratura di 5000 vendite; il potenziale di visualizzazione di una immagine pubblicitaria sarebbe il numero di copie vendute? Già troppi condizionali.
In parallelo, dalla rivista ai social, Instagram che è nato per condividere “istantanee” (le fotografie sono altro e chi le confonde farebbe bene a capire che una immagine generata da un telefonino è una cosa, da una macchina fotografica è tutt’altro) di un singolo utente, è diventato come la “rivista” di un passato analogico.
Vero è che ci sono più metriche rispetto alla rivista: numero di followers, numero di mi piace, i commenti alle foto. Ma si pone la domanda: può tutto questo in qualche modo generare dati “utili” affinché un’azione di social marketing possa avere un riscontro tangibile e misurabile?
OTS e People Reach
Se mai si applicasse un coupon a un’immagine, se questa fosse stampabile/convertibile in una azione “misurabile” (conversione effettiva) forse sì, ma stranamente nei Case Studies degli Igers – instagramers italiani non vendono altro che numeri “spannometrici” di “potenziali” OTS (Opportunity To See) e People Reach.
Poco tempo fa, un’azione di pulizia degli SpamBOT su Instagram, operata dallo stesso Instagram, ha generato l’eliminazione di:
Ecco che di colpo il People Reach e tanti calcoli fatti in precedenza non hanno più ragione di essere nemmeno commentati.
Ma le conversioni allora? Nulla… nemmeno quando si parla di APT (Azienda di Promozione Turistica) come la Regione Marche, ma ne parlerò più avanti in dettaglio.
Postfatto: Instagramers Italia
Come tutte le mode, adesso è il grande momento di Instagram. Ovunque, solo e solamente Igers, Instagramers, Igers_nomecittà, tutto un mondo di immagini, di infiniti TAG e… People Reach: vendita di grano a polli in OTS (n.d.r.).
Nel dubbio, la settimana scorsa, dopo l’articolo Selfies Igers Instagram ti faranno fatturare che ho condiviso pubblicamente sulla mia bacheca in Facebook, oltre le goliardiche ed ironico/sarcastiche considerazioni dell’autore contenute nel suo articolo, ho posto delle domande taggando alcuni responsabili (perché miei conoscenti) riguardo ciò che loro indicano come punto di riferimento italiano su Instagram: Istagramers Italia (non immagino se ufficiale, legato direttamente ad Instagram o no).
Ricevo una risposta di uno degli Instagramers Italia e mi lascia “estasiato” in merito a bravura ed argomentazione del dato di ritorno delle azioni sociali attraverso le immagini e promozioni di quel social network:
Basito e stupito ho risposto così:
Mi domando: probabilmente la pubblicità del 6×3 o quella del banner è diventata Instagram?
Altra piccola precisazione. Trattandosi di argomento digitale che comprende anche nel web marketing un potenziale visual content, nel parallelo con Pinterest potrei anche fare un discorso di consequenzialità di strategie e tecniche, cose che con Instagram non è possibile fare (ovvero: quali strategie SEO è possibile applicare a Instagram? n.d.r.).
Riflettendo sul discorso attacco… sai Luca, essendo nel mio settore di competenza, esiste anche un diritto: il diritto di critica. Se vi chiamate Instagramers Italia e descrivete con “Associazione di riferimento per gli Instagram addicted… ecc.”, sembra ovvio che qualche cosa può anche far storcere il naso e fare anche dell’ironia non fa male. Non è così come scritto? Ok, riscontri? Ti ripeto, di dati effettivi, non ne ho visti, è una critica? Un suggerimento? Non lo so, fai tu.Alessandro Vitale
Devo essere stato parecchio pungente, ma volevo chiarezza; quando è possibile confrontarsi, le discussioni possono essere un valido strumento di crescita; Luca ha risposto ulteriormente e come speravo, c’è stata una apertura:
In virtù della libertà di espressione, questo messaggio di Antonio Ficai non mi è assolutamente piaciuto; è per me un terribile atto di prevaricazione, oltre che “un errore” di gestione della comunicazione: un commento del genere sarebbe dovuto essere privato.
Se il crisis management lo fate così, cari ragazzi, sarà il caso che lo riguardiate. Dite che è meglio che faccia io un corso alla Igers Academy per imparare queste esilaranti dimostrazioni di social networking?
Il video chiarisce bene il concetto di ordine e gerarchia, disciplina ed essere delle persone di un battaglione; buona visione!
I “BLOG TOUR ORGANIZZATI”?
Cosa cavolo c’entrano con Instagram, Instagramers e Igers_ vattela_ a_pesca? Adesso, considerata l’eccezionalità degli eventi che si sono generati, la discussione si è interrotta, ma di risposte, ufficiose o ufficiali, non ne ho ricevute. Ho deciso quindi di approfondire l’argomento per capirne di più.
Instagramers Italia è una community. Lo scrivono sulla pagina del “chi siamo”, poi a lato scopro che è una “associazione” e che non ha fini di lucro; hanno un regolamento e delle linee guida; “cito” solo alcuni passaggi che davvero mi hanno lasciato perplesso:
- candidatura personale, con un programma di attività sul territorio e almeno 1.000 followers
- credenziali nuovo account igers co-gestite (account aperto dal team Igersitalia o regionale)
- organizzazione di almeno due instawalk durante l’anno
- organizzazione di almeno quattro instameet durante l’anno
- retweet quotidiani di iniziative nazionali (consigliato uso di automatismi per autopubblicazione su Facebook e Twitter, dei post di instagramersitalia tramite feed rss o altri)
In pratica, le automazioni servono a “spingere” i contenuti non sulla piattaforma Instagram, ma sul noto social network Facebook e su Twitter: non mi sembra molto coerente… Idem per i 1000 followers che potrebbero essere stati acquisiti in maniera “più o meno” corretta o addirittura acquistati.
Ma non mi sono fermato qui. Siccome Luca gentilmente mi aveva segnalato le persone di riferimento dell’associazione, a me sconosciuta fino a qualche giorno fa, ho scoperto che la presidente è la stessa ragazza che ha scritto un libro proprio sul noto Instagram: Ilaria Barbotti.
Il libro ho avuto modo di leggerlo, devo dire che già trovare le immagini in Bianco e Nero mi ha lasciato perplesso. Magari investire ancora due soldini e farlo a colori sarebbe stato quanto mai carino trattandosi di un argomento legato alle istantanee.
Dopo qualche decina di pagine, sono andato in giro in modalità random nel libro a cercare titoli interessanti da leggere, qualche paragrafo… È evidente che non l’ho trovato interessante, non mi è piaciuto, ma soprattutto non l’ho trovato utile.
Sembrava scritto da una newbie con una conoscenza superficiale sia del mezzo sociale che del marketing effettivo; ma è una considerazione personale: dagli addetti ai lavori mi aspetto di più.
Un Case study Instagramers nelle Marche
- + 1.040 foto pervenute
- + 5 influencer coinvolti che hanno prodotto contenuti creativi con oltre 100.000 followers
- + 1 e-book pubblicato con le migliori foto a breve online
L’azienda ha aumentato il valore del suo brand nei social media utilizzando le tante immagini creative pervenute e premiando e ringraziando i partecipanti con l’ebook e la possibilità di essere condivisi in rete.
Ha così raggiunto anche il suo target in maniera nuova e coinvolgente.
Ma torniamo al Case Study Igers – Instagramers Italia. Vista la segnalazione di Luca, correttissima a mio avviso, mi sono messo alla ricerca di casi studio attraverso Google, mi sono ritrovato a guardare un caso studio di una ditta marchigiana di cucine.
Ho trovato la lettura di difficile interpretazione: i “mi piace” e le condivisioni sono fatte da profili Igers dell’Associazione e cercando meglio, mi sono ritrovato sul sito della Signora Ilaria Barbotti dove ho trovato i risultati della “campagna di promozione”.
Non c’è un confitto d’interessi in questa strategia?
Influencers dell’associazione e profili Igers + città su promozioni di un brand? Ma queste condivisioni sono tutte naturali o l’associazione è parte integrante di un lucro effettivo? Poi ho scoperto che signora Barbotti ha una P. I.V.A. e va bene, ma allora perché le condivisioni avvengono con gli account degli Igers – Instagramers territoriali?
Ancora, guardando i dati prodotti sul sito della Barbotti (a lato) si fanno delle affermazioni abbastanza strane o per lo meno da me non comprensibili nemmeno cercando nel suo libro che sfoglio; “5 influencers con oltre 100.000 followers?”
Allora sono OTS! Bastava dirlo prima, no? Tanto semplice… Era “branding“, ma di “cucine” ne sono state vendute? In ogni caso, ad OGGI il profilo Instagram di quell’account/cliente igers conta 99 followers…
I network territoriali e le APT con Igers – Instagramers Italia
A monte di “possibili ironie”, siamo su un sito di “satira”, visto anche il mio articolo precedente “Diritto di critica ovvero l’arte di seminare dubbi“, esercitando un mio diritto, mi sembra di capire che:
- i network territoriali possono servire a una causa,
- che gli stessi associati con i loro profili aiutano il marketing e le promozioni, sia territoriali che di brand; altrimenti non ci dovrebbero essere condivisioni di profili Igers riconducibili all’associazione.
Posso aver frainteso tutto e non aver capito nulla? Ripeto: la lettura era interpretabile.
Se mai fosse così, gli associati sarebbero “sfruttati” proprio con quelle “auto condivisioni” necessarie per iscriversi all’Associazione ed esplicitamente indicato nelle linee guida, parte di un monte numerico da sfruttare.
Le interazioni andrebbero misurate con “coupon” esclusivi, con “promozioni territoriali” finalizzate a una reale interazione tra utente e fornitore del servizio/prodotto.
A proposito di promozioni territoriali, poi, le APT (Aziende di Promozione Turistica) sono società controllate a partecipazione territoriale per la pubblicizzazione appunto; in pratica si tratta di attività fiscalmente riconosciute, ma che gestiscono denaro pubblico. Sarebbe il caso di comprendere anche come si fa promozione territoriale e spiegare ai manager preposti al compito come accrescere i fatturati e… le visite “fisiche” di turisti.
Che s’intende per risultato reale e misurabile?
Non bastano dei numeri di reazione e condivisione, nemmeno di commenti; serve che il turista arrivi a fare il soggiorno, a comprare nei negozi delle città e quindi a interagire: da una promozione verso un determinato e “pilotato” funnel di vendita che non può essere “approssimato o potenziale”, ma misurato e misurabile.
Forse era meglio rispondere all’autore dell’altro articolo; io sono andato forse troppo nello specifico, solo che il dubbio è legittimo e restiamo qui a disposizione per eventuali risposte ufficiali, anche rettifiche. Ma sarà bene dare dei numeri che non possano lasciare margini alle fantasie.
… E MENTRE ASPETTAVAMO UN PO’ DI RISPOSTE, ABBIAMO TROVATO QUESTO.
E no! caro Nicola! Non è guadagnare credibilità e visibilità, ma è andare incontro alle APT e ai brand che talvolta contattano chi dice una cosa diversa dalla massa; è il gioco delle parti e delle opportunità del mercato.
Il rispetto e l’attenzione per un evento che ti ha coinvolto ti ha fatto forse perdere lucidità e, se parlano i numeri, se il popolare e il “reach”, che tanto dichiarate nei vostri articoli, sono un metro di misura, io ho fermato qualunque confronto che riguardasse te; ma a ben vedere, l’opportunità della popolarità e un evento difficile come un lutto è stato solo da te amplificato nei social network; sempre personalmente, ti rispetto, ma non ho lo stesso tuo modo di fare.
Ho commentato con un silenzioso “.” questa tua ennesima ostentazione di protagonismo a tutti i costi e su tutti gli eventi.
Cordialmente.
Alessandro Vitale
Ci sono parecchie cose che non funzionano in questo articolo.
Dove sono le fonti?
Le references?
I dati?
Critichi gli Igers (di cui, nel caso te lo chiedessi, non faccio parte), ma tu stesso non hai messo un link che sia uno a qualcosa di diverso che non sia la tua parola.
E questo è un problema piuttosto grave per me, perché una critica che sia critica, ha sempre delle fonti.
Passiamo a punto per punto:
– Instagram è la moda del momento: sbagliato, l’anno d’oro di Instagram è stato il 2014, quando Instagram ha duplicato gli utenti attivi, da 150 milioni a 300 milioni.
Fonti:
blog.instagram.com/post/60694542173/150-million
blog.instagram.com/post/104847837897/141210-300million
– instagram ha cancellato 19 milioni di utenti fake: vero, ma considerato che l’utenza totale (nel dato dicembre 2014, dato sicuramente cresciuto) è di 300 milioni parliamo del 6% del totale.
Il People Reach sta benissimo.
– dati effettivi non ne ho visti: in bocca al lupo. Se riesci ad ottenere dei dati buoni da Instagram, è evidente che hai contatti diretti con loro, perché altrimenti, la situazione è un po’ diversa. Instagram non concede le API e quindi esistono pochissimi tool che ti permettono di tenere traccia dell’effettiva penetrazione di un contenuto. E i tool che ci sono, sono imprecisi.
– i blog tour organizzati: li butti lì perché? cosa c’entrano? Che cos’hanno a che fare? Spiegati.
– IgersItalia è “associazione” e che non ha fini di lucro: certo, ma vedi anche lo Statuto “c) donazioni, elargizioni, lasciti o contributi di persone, società, enti pubblici e privati nazionali e internazionali; d) proventi di iniziative attuate e/o promosse dall’Associazione; e) partecipazione diretta o indiretta, autonoma o subordinata a progetti di persone, società, enti pubblici e privati nazionali e internazionali e finanziamenti nazionali e/o comunitari.”( fonte: sito di IgersItalia)
Tra l’altro tutte le spese sono rendicotare sul sito, com’è giusto che debba fare qualsiasi associazione.
– autopubblicazio su facebook e su twitter: quindi una campagna su Instagram dovrebbe essere solo su Instagram? Mi sfugge la logica.
– immagini in bianco e nero. cosa c’entrerà la Barbotti? Prenditela con la Hoepli! (che tra l’altro ha sempre fatto così. Impossibile trovare un’immagine a colori nei loro manuali)
– case study nelle Marche: qual è il case study? Di chi stai parlando? Dove posso trovare i dati? Chi sono gli influencer?
– ma le cucine le avranno vendute?: a parte che normalmente l’attività social si fa per costruire la brand identity ed in seguito per vendere (le basi, le basi!), magari se ci dici di chi stai parlando possiamo andare a chiederglielo.
E poi, è ovvio, che avranno venduto poche cucine: stiamo parlando di un bene che si compra una volta ogni tanto, non di caramelle (a proposito, vai a chiedere a Pastiglie Leone quanto ha aumentato il fatturato da quando è su Instagram, scommettiamo sulla risposta?) Una campagna social per un brand di cucine è fatta per far conoscere il marchio, di modo che, se si decidesse di cambiare cucina, questo brand rientrebbe tra le possibili scelte.
– l’account conta 99 followers: parla con l’agenzia che ha proposto la campagna. Personalmente non proporrei MAI una campagna di promozione su Instagram per delle cucine (vedi il discorso sopra, così come non l’avrei mai venduta a Carglass, di cui si parla nell’altro articolo), ma se l’agenzia gliel’ha venduta, la colpa è dell’agenzia, non di Igers. Il problema sta nel bene venduto, non nella comunicazione.
Dire che una campagna su Instagram non funziona è folle: non puoi fare di tutti i brand un fascio, non puoi mettere le caramelle contro le cucine ed aspettarti di avere lo stesso risultato.
instagram funziona per certi brand e per certe campagne: attaccare Igers Italia è solo un modo di fare casino.
Non critica, casino: perché la critica si basa sulle fonti, il casino serve solo a farsi notare.
Ciao Marianna!
Finalmente una donna con le “palle”, non avevo dubbi… sarebbe stata una donna a fare un commento, ma andiamo per gradi, ti rispondo.
Le cose che non funzionano di questo articolo?
Forse ti sei persa la prima puntata che è di un altro autore di questo sito di satira, ma va bene, le argomentazioni che poni sono interessanti ed evidentemente non hai letto bene, si tratta di un banale test fatto come un utente medio. Le fonti sono le risultanti di query fatte nel motore di ricerca Google, come un comune mortale, ho letto, approfondito, preso appunti.
Se ti aspettavi che mettessimo dei link a siti esterni, puoi anche scordartelo e da questo capisco e comprendo che di web marketing e posizionamento non ne mastichi parecchio; le references e i dati sono tutte prese dai siti di Instagramers Italia, Igers e Instagramers Spagna (padre ed ideatori di Instagramers per approfondimento).
La mia parola… perché sono diverso da chi ha siti pubblici? Anche una Associazione? Loro possono dare numeri e la mia parola vale meno? Preferivi che io mettessi l’articolo sul mio di sito professionale di 12 anni di attività nel settore e parlassimo non ironicamente analizzando Caso per Caso?
Il diritto di critica:
Criticare fa parte dei diritti italiani, che siano gli Igers o gli Instagramers o tu che non hai il coraggio di mettere il tuo cognome, se lo si fa con ironia, perché leggo un tono di fastidio anche se non ne fai parte? I numeri che espongono loro possono essere certificati da te? Magari li facciamo certificare da una Academy? Oppure da Google stesso con Analytics? Non si può, non puoi, non è che sei più di Google e senza il cognome non me ne posso rendere conto?
Le fonti mi sembravano superflue e continuo a sorridere, sono loro che si definiscono il punto di riferimenti degli igers italiani, io non sono iscritto all’associazione, ma sono iscritto ad Instagram, sono un user o un Instagramers? Oppure non posso dire che sono un instagramers? Magari non posso nemmeno dire che sono tra gli Igers?
Cavolo.. toccherà chiedere i diritti oppure informare il CEO di Instagram e vedere cosa ne pensa in merito! LOL
Ritrovata popolarità di Instagram:
Devo aver letto un articolo di un personaggio pubblico e famoso del web, mi sfugge il nome, ma proprio qualche giorno fa titolava qualche cosa in merito ad Instagram, se lo ricordo poi ti dico il titolo del suo articolo, magari con Google ti fai una ricerca e commenti a lui che il dato e la sua affermazione non è corretta! Ma siccome parlava di Instagram, è finito nei risultati della ricerca che stavo conducendo.
People Reach
Non vorrei sembrarti sgradevole, ma se proprio vuoi parlare di Reach, con una segata a parecchi profili e a tanti user Instagram dichiaratamente fake, il People Reach non solo non esisteva prima, ma è diventato anche un simpatico fantasma! Se invece vogliamo essere seri, se vuoi ti posso spiegare la formula di reach anche se per Instagram non esiste uno strumento “preciso” in tal senso o anche PTAT che trovi solitamente nei report Nielsen di fianco al numero di “mi piace/like”.
Dati Effettivi:
Ancora devo sottolineare che non hai letto bene, sarebbe possibile “misurare” il dato di engagement/conversione se mai si associasse un coupon a una immagine, magari stampabile, con un QRcode o altro, ma visto che condividi il fatto che API “non esistono”, le penetrazioni su un sito che si chiama “Supposta Web”, viene facile fare dell’ironia se continui a fare riferimento a OTS e People Reach. Lo affermi tu, non sono dati “reali”. Quindi, di cosa stai parlando? Contraddici da sola? Wow.
Blog Tour
Gli igers sono dei blogger? Si parla di visual content e di photo sharing, ma una strategia vecchia e che ha dato risultati, visto che non c’era altra soluzione da Instagram, è stata quella di realizzare un incontro di appassionati di Instagram; ok, ma gli effetti di quegli eventi in quanto tempo decadono? Che seguito hanno? A parità di altri tipi di promozione digitale?
Domanda ingenua la tua, parecchio anche, da leonessa incominci a diventarmi un micetto che ha smarrito la via del marketing e cerca nelle “stellari” OTS possibili strade alternative per avere dei numeri. Per inciso, nemmeno i dati forniti dai Bloggers sono tanto veritieri, ma questa è una cosa che approfondiremo magari quando avrai il coraggio delle tue azioni mettendoci il nome e il cognome, se ne hai uno, o forse no, vedi tu.
IgersItalia è “associazione”:
Non ho capito la tua affermazione, lo statuto l’ho letto ed è stato abbastanza divertente anche nei bilanci, ma non per questo mi metto a fare il revisore dei loro conti e meno che meno del loro statuto, ma è ovvio che se citi associazione e via rete (sempre attraverso quello di prima e cioè Google) fai delle ricerce su i casi studio, guardi i profili intervenuti e su promozioni personali di terzi vedi condivisioni degli igers associazione, il conflitto c’è.. oppure no? E poi, detta fuori dai denti e per gli associati Instagramers Italia, non è logico che ci siano due livelli diversi di associati, sono tutti allo stesso livello ed hanno pari opportunità, cosa che invece non accade con dei Guru o influencers con il raffreddore che starnutiscono di continuo (o starnazzano se preferisci).
Auto pubblicazione su Facebook e su Twitter:
Certo che se togli Facebook e Twitter, non è che poi ti rimane molto! Questo non lo dico io, ma se vai in giro per la rete poi vedi che non sono poi l’unico che lo afferma e non da ieri, se FB vale per un 2% in un caso di media ottimo, Instagram sai quanto può generare?
Ancora una volta so la tua risposta vero? No… cavolo, sono meglio del tuo guru!
Immagini in bianco e nero libro Barbotti?
Posso dare un mio punto di vista? Criticare un libro che parla di immagini digitali fatte con un telefonino in bianco e nero? Già che il formato è assurdo e ridicolo in era digitale, che siano possibili degli scempi a una istantanea che continuate a chiamare fotografia, io butto dei soldi per leggere un libro che parla di immagini e devo scoprire dopo che sono tutte in bianco e nero?
Ma siamo nel 2015 o nel 1915? L’editore non è un obbligo, per un fatto di logica io non solo non comprerei il libro, ma non mi sarei fossilizzato su quell’editore che, in tema di digitale, a che serve avere un editore oggi? Si parla bene di essere dei consulenti digitali poi si stampano libri di carta? Magari sei del 1915 ed io sto mancando di rispetto a una vecchietta?
Case study nelle Marche:
Il riferimento c’è, se leggi, non voglio mettere il nome della ditta. Per gli influencers coinvolti, ho cercato attraverso gli hashtag, li ho trovati tutti, certo che sono andati fortissimi, cucine fotografate come non mi sarei mai aspettato.. ne avessi vista una di cucina!! LOL
Ma le cucine le avranno vendute?
Brand Identity? Le attività social le si fa per costruire solo la brand identity? Le basi mancano a te, non so in che mondo vivi ma se chiedi ai CEO di grossi marchi, lo sai che se ne fanno della Brand identity dei social?
Che affermi dopo? Che è ovvio che le cucine non le hanno vendute? E allora come misuri la Brand Identity di quel cliente? In mi piace e quantità di followers?
Dai… ma di cosa stai parlando? Io mi ricordo il nome di un marchio invisibile e locale per quando poi dovrò comprare una cucina?
Fra qualche anno magari!? Che stupefacente sociale usi? Qualche fungo?
L’account conta 99 followers:
Se metti come Caso Studio o di riferimento di un professionista quella determinata campagna, non sono io il cattivo o l’agenzia che ha proposto quel tipo di promozione, dovresti chiederlo alla presidentessa di Instagramers Italia perché lo ha fatto, io come te, avrei evitato come CarGlass. L’altro articolo lo avevi letto.. vedo che ci segui, mi fa piacere, davvero tanto!
Dire che una campagna su Instagram non funziona è folle:
La tua ultima affermazione la condivido, non si possono mettere a confronto cucine e caramelle, ma Instagram non lo si può misurare ed è un dato che, da quanto pubblicato dai siti che tu hai citato, non mostrano. Ne ho riportati alcuni senza modificarli in nessuna loro parte, il diritto di critica esiste e anche la satira, non ho bisogno di visibilità, essere pubblici a tutti i costi in ambienti come i social, non mi interessa, ho solo qualche interesse a difendere un settore che altrimenti viene riempito di inutile e sterile chiacchiericcio senza contraddittorio.
Siamo qui, nessun caso studio o smentita, richiesta di rettifica a fronte di prove che inconfutabilmente smentiscono quanto scritto, vogliamo ragionare su questo? E il silenzio delle fonti? Influencers… saranno raffreddati!
Come vedi sono ironico e sorrido, se ti sei seduta su un razzo e non è una supposta, “fijia” mia, stringi i denti ed poi urla: IGEEEEEERRRRRSSSSS.
Buon casino a te, ne hai da urlare!!
Innanzitutto non è che non volevo mettere il cognome: è che di solito uso il nickname, con il quale mi si trova ovunque, ma nella fretta del momento ho messo il nome.
Non mi sono persa il tuo primo articolo, purtroppo: giornalisticamente parlando entrambi mancano delle fonti, che equivale a parlare di aria fritta.
A meno che tu non volessi raccontarci una storia, ma insomma: le storie possono essere vere o meno.
– Se hai cercato su Google, beh dimostralo: ah già, tu sei uno di quelli per cui non si mettono link esterni per migliorare il posizionamento.
Cavoli! E dire che l’ultima volta che ho controllato su SEO MOZ (uno di quei blogghettini in cui si parla di SEO riconosciuti a livello internazionale), si diceva una cosa tipo:
“But trying to rank in Google without any links at all?
Fuhgeddaboudit.”
Ma sicuramente mi sbaglio, perché io di web marketing non ne so nulla giusto?
Non vuoi mettere link, bene: almeno scrivi dove cavolo hai preso le cose.
– non mi risulta che gli igers o instagramers vadano in giro dicendo: no, non ti puoi chiamare così o chiamare cosà.
Sono un’associazione, fanno eventi, a volte fanno promozione turistica, a volte fanno promozione per dei brand.
Ma non sono un’agenzia, non vanno in giro a cercare clienti.
Fino a qualche anno fa le Marche non se le cagava di pezza nessuno, io ci sono andata ad abitare 7 anni fa (non ti preoccupare ho cambiato casa, non c’è conflitto di interesse. Al momento sto addirittura a Bruxelles, fai un po’ tu), avevano una delle comunicazioni turistiche peggiori d’Italia con i soldi buttati in spot con Dustin Hoffman inutili.
Negli ultimi tre anni, anche grazie agli Igers, le Marche hanno finalmente delle campagne di promozione degne di questo nome e questo ha portato ad un aumento del turismo dal 2013 al 2015, tant’é che all’inizio di quest’anno le Marche registravano quasi un +1%, rispetto alla media nazionale, in calo. (FonteOsservatorio nazionale del turismo)
Oh, ma Instagram è inutile, giusto?
– gli Igers sono bloggers? A casa mia, uno può essere Igers e può essere anche blogger, ma se consideri Instagram un blog, forse devi rivedere il tuo concetto di blog.
I blog tour sono organizzati da parecchio ormai, io stessa ne organizzai uno secoli fa per l’Umbria: con i blogger però, ecco perché si chiama blog tour.
Vogliamo chiamarli Igers tour? A cosa serve un igers tour? Dipende da qual è il tuo scopo. Vuoi promuovere un resort, una località, un risorante: puoi organizzare un blog tour, un igers tour, un twitter tour.
Insomma si chiama promozione.
Funziona?
Dipende: dal brand, dalla comunicazione, dalla scelta delle persone coinvolte e via dicendo.
Dal brutto tempo, anche.
Non è una scienza esatta questo mestiere, purtroppo.
– sai che esistono persone là fuori che comprano i libri per imparare le basi vero? No, perché sembrerebbe di no, tu dai per scontato che ci debbano essere solo libri per utenti esperti. E poi ripeto, prenditela con l’editore, non con l’autore.
– brand identity: sì, molte delle campagne social si fanno per la brand identity. Mai sentito parlare di tribal marketing? Dici che ai grandi marchi non gliene frega niente? No perché il CEO della Pepsico la pensava diversamente quando sono andata ad ascoltarlo, così come la pensava diversamente l’amministratore delegato di Puma Italia. E sicuramente la Apple non va avanti con la brand identity, no no, ma che scherzi. Ah, e prova a chiedere alla Barilla come le boutade del buon Guido abbiano distrutto il lavoro di anni e facendo calare il fatturato.
Le campagne social e non, al giorno d’oggi, si fanno prima di tutto per costruire una brand identity, una buona brand identity porta ad un aumento delle vendite ed aumento del fatturato.
Questo è il percorso, non ci sono scorciatoie.
A meno che tu non venda beni di prima necessità o commodities (e anche lì potrei citarti dei casi interessanti di brand identity, ma dirò solo Evian)
– Dici che un utente non si ricorderebbe il nome di una cucina a distanza di anni?
Io sono la prova contraria: un anno fa un’amica ha comprato casa, ha scelto una cucina di un brand che non conoscevo, la cucina era molto bella, ci ha fatto un post ed è escluso che mi dimentichi di loro semmai vorrò comprare una cucina.
Forse la cucina non ti piace come “merce”? Una volta ho visto una Bugatti Veyron, non me la potrò mai permettere, ma insomma, dubito che me la scorderò molto presto.
– scusa, sei d’accordo con me sul fatto che le campagne su Instagram funzionano e pubblichi due articoli in cui dici che fare marketing con Instagram è inutile. Mi sfugge qualcosa?
– continui a schermarti dietro la parola critica e satira: il confine tra satira e bullismo è molto labile, sta attento. Io ho criticato quello che hai scritto, tu mi hai dato degli ignorante a più riprese (pur non conoscendomi minimamente). That sounds me like bullism, isn’t it?
Marianna aka Mykoize
Ps. e io non ho le “palle”. Non me ne faccio niente di due palle là sotto, ne ho già due sopra, si chiamano tette e spesso mi danno pure fastidio. Semmai, ho “fegato”.
Ciao Marianna.
Ti è stato dato “diritto di replica” come giusto che sia, dal mio tono ironico e sorridente, passo un attimo ad essere meno ironico e meno sorridente e ti chiedo:
Citi tu gli “Igers tour” e li definisci “promozione turistica”, vuoi dire che le donazioni all’associazione sono la forma di pagamento di queste azioni? Stiamo parlando di niente, una illazione che non mi sento di accogliere e che respingo categoricamente! Il resto delle tue considerazioni terminano qui, il bullismo applicato a chi va contro corrente con un pensiero e con leciti dubbi, vista dal mio punto di osservazione e sorrette da una attività di oltre 12 anni nel settore, se non ribattute con dei fatti, restano chiacchiere, rispettabili, ma solo ed esclusivamente chiacchiere.
Buona fortuna.
P.s. Nota aggiunta:
Questa donna gode della mia stima, l’unica ad aver provato ad avere un dialogo, onore al merito e rispetto da parte mia, anche se ci troviamo in disaccordo.
Come ho già detto: non faccio parte di Instagramers Italia, sono solo un’utente Instagram come tanti altri.
Personalmente, quando parlo di Igers, io mi riferisco all’utente di Instagram, non all’associato, quindi quando parlo di Igers Tour, io mi riferisco a tour fatti con persone e personaggi che, all’interno di Instagram, abbiano un certo seguito, che facciano parte o meno di associazioni di categoria.
No, non sono stata designata da nessuno.
Ma insomma, non è la prima volta che mi arrivano voci di polemiche arrivate da queste parti e, se per un po’ sono stata zitta, non sono una che si morde la lingua a lungo.
Ho casi studio di rilevanza ufficiali? Di mia personale esperienza no, perché lavoro in un settore per cui non abbiamo ancora avuto il cliente giusto con il quale realizzare una cosa del genere, ma posso citarti numerosi brand internazionali che hanno realizzato campagne di successo attraverso instagram o che gestiscono il proprio canale in maniera interessante.
Recente è il caso Rickstaverse, che utilizza Instagram in maniera nuova ed interessante ed apre uno spazio nuovo per tutte le nuove promozioni su quel social.
Ma i brand che usano Instagram sono molti, chi bene, chi male. Ci sono moltissimi contest, alcuni funzionano altri no. Per esempio, quello della Jack Daniel’s funzionò, altri passano sotto silenzio.
Insomma, non vorrai mica farmi scrivere un trattato sulle campagne su Instagram?
Come ti ho già citato, Pastiglie Leone, dall’avvento su Instagram, ha guadagnato 15.000 follower, non solo grazie ad una comunicazione fresca e spontanea, ma anche alla collaborazione di un’igers con quasi 200mila followers.
Certo, la brand identity si fa con tutto, è un sistema a 360°, ma se l’agenzia gli ha proposto solo quello o l’azienda ha voluto fare solo quello, chi sono io per sindacare?
Le aziende spendono i loro soldi come vogliono.
Posso dire se una campagna è, secondo me, sbagliata o meno, ma il brief del cliente, io non ce l’ho mai avuto in mano, quindi io cosa ne so, davvero?
Un bel niente.
Scusa e da quando un’associazione non può ricevere pagamenti per un servizio reso? Se un centro sociale ti dà da bere, tu non paghi un’offerta libera o a volte una cifra fissa?
Il fatto che sia un’associazione non sia a scopo di lucro, vuol dire che i soldi ricevuti sono reinvestiti nell’associazione stessa e non intascati dai soci. (Cosa che, come puoi vedere dal bilancio, fanno sempre.)
Tu chiedi dei numeri, ma che numeri vuoi?
Numeri in merito agli eventi dell’associazione?
In merito a campagne su Instagram?
Nel tuo post hai messo talmente tanta carne sul fuoco che non capisco nemmeno quale sia la tua tesi ultima.
Che gli Igers imbroglino? Che Instagram sia finto?
Che le campagne marketing sia inutile?
Che il social media marketing sia inutile?
Boh. Mica è chiaro.
Citi la gente a caso additandola come incompetente, così per gioco, senza produrre prove effettive e valide, solo provocazioni senza fondamento.
(eh no, non sto parlando solo di questo post)
E poi, il fatto qualcosa venga chiamato case study, non vuol dire cha abbia avuto per forza un successo mondiale: si parla di caso di studio quando c’è qualcosa che può interessare, il tipo di brand, il tipo di comunicazione e, sì, anche il successo.
Per esempio, se avessi tempo, scriverei un case study su un Iger che ha sfruttato l’interazione nel suo profilo.
Ha milioni di follower? No, ma la scelta interazionale lo rende interessante.
Ti ringrazio per la stima, faccio fatica a contraccambiarla: non amo le critiche infondate, sono io la prima a criticare un’azione o una campagna social che non mi piace, ma apportando di solito tesi, antitesi e prove.
Non mi pice chi punta il dito e cerca la provocazione.
Vuoi fare “satira”?
Bene, falla basandoti sui fatti, non su sospetti o presunzioni.
Perché così sono solo illazioni.
Adieu.
Ti rispondo:
Non fai parte di Igers Italia, non sei una Instagramers e se parli di Igers ti riferisci all’utente medio di Instagram e non all’associato; se parli di Igers Tours, parli di users popolari.
Con 5 dollari ne compri 15.000 di followers; ma di cosa vogliamo parlare, di come rendere un profilo popolare? Dai… mi sembra banale!
Non hai casi studio di rilevanza ufficiali…
Non sai di cosa stai parlando allora, a me i dati li hanno forniti e quelli che ho letto, sono imbarazzanti. Vuoi giocare il jolly? :D
Citi Jack Daniel’s, è come parlare della Barilla, magari di Nutella (Ferrero), ma se poi vai a prendere casi come quello delle cucine, il paragone non regge. Già per la brand identity ti ho spiegato che il tuo discorso non funziona, prova a chiedere quanti pacchi di pasta hanno venduto attraverso Instagram, barattoli di Nutella? Cucine?
Voliamo parlare dei numeri che citi?
Pastiglie Leone: ha “guadagnato” 15.000 follower, 200.000 gli OTS Igers Italia, ricavo in percentuale rispetto alla promozione? Aumento in fatturato?
GAME OVER
Se poi il guadagno economico lo calcoli su i “mi piace” e su i “followers”, chiedi agli imprenditori cosa ne pensano!!
Per l’Associazione e i pagamenti, non so a cosa ti riferisci, che sia una no-profit, mi sembra lo scrivano e io non vado a sindacare da nessuna parte quel che fanno, ma se permetti il dubbio del conflitto d’interesse io lo vedo, ma potrei sbagliare.
Se fossi un associato Igers Italia, ne chiederei merito, da fuori sembra che il network associativo sorregge le azioni di promozione di singoli utenti a capo dell’associazione, ma ripeto: saranno gli associati a fare le loro considerazioni, a me è sembrato palese via rete e da utente comune.
Che numeri voglio?
Magari, come si fa per ADS e per PPC e SEO, numeri certi tra investimento promozionale e ricavi effettivi in percentuale? Dati di web marketing, è di quello che si parla.
Instagram è finto?
Instagram è reale, ma vederci del business senza riscontri, lo dicono gli stessi Instagramers Italia che si parla di niente, non capisco “tu” dove vuoi arrivare e se davvero hai compreso quanto hai letto, ho sempre più dubbi sulla tua reale conoscenza dei dati effettivi di conversione rispetto il dato di popolarità che ti ho spiegato già nella prima risposta: non genera fatturati diretti.
Questo equivale a dire che tutto ciò che è fatto in Instagram, è solo visual marketing, brand identity, brandig; ma quanto investito in queste campagne promozionali, generano fatturati e business reale?
A queste domande… il silenzio.
Provocazioni senza fondamento?
Torno a chiederti: ma perché, i dati che loro forniscono sono certificati da chi, da te? La loro parola vale più di un utente scontento? Una o più APT che stanno già facendo i conti adesso di quello che è il valore di queste azioni di branding?
Io sono in questo settore da quasi 13 anni con una P. I.V.A. attiva e centinaia di clienti, la mia parola o le mie osservazioni valgono meno di chi 5 anni fa non sapeva ancora cosa avrebbe fatto da grande?
Case study:
Hai ragione, stavano facendo branding con un portfolio cliente/promozione, allora si parla d’altro.
Un Iger che ha sfruttato l’interazione:
Stai saltando al personal branding sociale! Hai le idee confuse, fermati e rifletti; cosa c’entra? Sei OUT TOPIC!!
Fare “satira”?
Ne ho fatta e anche molto valida, sei tu che rispondi mentre chi dovrebbe tace sulle contestazioni di merito e di competenza, sono loro che si definiscono come il punto di riferimento di Instagram in Italia, ma Instagram (ufficiale) risponde, Igers Italia e gli Instagramers Italiani no.
Vale il detto: “chi tace acconsente”.
Evidentemente… le verità negli articoli sono parecchie! Meglio tacere. Comprendo.
Basarmi sui fatti e non su sospetti?
Non ho pubblicato mica io casi studio e detto al mondo del web italiano che quei dati di condivisione e popolarità sono pubblicità. A quelle affermazioni fatte e stampate anche su un libro, ho chiesto (abbiamo chiesto) riscontri effettivi; non ci vedo nulla di male, la “non risposta” può alimentare il dubbio su quelle affermazioni, ma è un problema di scarsa gestione del crisis management, pubbliche relazioni, segretario, presidente, associati.
Problema loro, se non hanno nulla da nascondere, bastava dare una sola risposta esaudiente ed ecco la fine del caso, come del resto avevo scritto nel fondo del mio articolo; che non hai saputo leggere!
Che poi “tu” in Facebook mi dai dello “stronzo” e qui dialoghi, non ci fai una bella figura. Evidentemente “lo stronzo”, che qui che ti risponde, ha qualche argomentazione e competenza che tu e tanti altri che ho letto, non avete; attenzione ad andare oltre la diffamazione e l’ingiuria, la critica e il saper rispondere per competenza è tutt’altro.
Cordialità.
Marianna,
Permettimi di dirti che non hai fatto una bella figura e chi legge e comprende l’argomento di cui si parla se ne rende conto dalle argomentazioni che cerchi di far valere, ma che sono prive di basi logiche.
Citi Brand e casi importanti come esempi. Hai idea di come viene gestita la comunicazione di una grossa multinazionale?
Di quanto budget stanziano e di come si muovono?
Sul web I grandi Brand sperimentano e costruiscono case history a tavolino per poi fare notizia e aumentare la dimensione della brand identity.
Ma stiamo parlando di casi fuori dalla portata del 99,9% delle aziende nazionali.
Gli articoli che vengono criticati, a mio avviso senza una reale argomentazione di confronto da parte di chi li critica, pongono delle questioni di metodo ed analisi.
Le risposte devono essere coerenti e non basarsi su attacchi personali per offuscare il discorso principale con banalissime affermazioni da ragazzini della scuola media.
Ma invidioso di che e di cosa?
Allora:
Se sai rispondere alle domande con competenza e NON banali opinioni di merito allora possiamo discuterne. Se no è sterile polemica la tua e ogni tentativo di giustificare tutto basandosi SOLO sul modo in cui viene affrontato l’argomento e tralasciando volutamente il contenuto.
Instagram è utile per promuovere un territorio basandosi SOLO sul numero di follower degli adepti e sullo sharing?
Sí/No/Dipende
Se sai rispondere con dati e una metodologia riproducibile e verificabile allora siamo in ascolto. Se no si parla di nulla.
Spero che abbia compreso meglio adesso il senso di tutto.
Prima di affrettarti a rispondere è bene che comprenda bene il significato di METODOLOGIA e riproducibilità di un metodo.
Non si tratta di copiare una campagna promozionale, ma di riprodurne il metodo.
Saluti dalla Sicilia.
Lasciamo pure il Giornalismo a chi ne ha le competenze.
Qui non troverai nessuno che si vorrà fregiare di questa dicitura. Qui facciamo altro.
Che poi un post pubblicato abbia o meno la sembianza di un corretto giornalismo per noi non ha importanza. I nostri obiettivi sono altri e esplicitati chiaramente in tutto il sito.
Se tu dichiari una cosa hai l’onere di dimostrare che i tuoi dati sono reali, documentabili, ovvero sono suffragati dai fatti.
Noi per nostro zelo abbiamo, in ogni caso, effettuato ricerche da addetti ai lavori per sincerarci che questo contraddittorio fosse fondato; poi l’abbiamo fatto altresì lato “utente medio” per capire i vantaggi reali di ciò che viene propagandato da Instagramers &co. e soprattutto per capire se effettivamente all’imprenditore comune conviene agire utilizzando Instagram, quando e perché.
Se siamo tutti dalla parte dell’imprenditore che si rivolge a noi, se abbiamo tutti a cuore il suo interesse e amiamo fare per lui un lavoro di strategia che gli porti reale valore (e per reale valore io intendo una e una sola cosa: aumento del fatturato; scagli pure la prima pietra chi pensa che io abbia torto) allora abbiamo il dovere dell’onestà: brand Identity, brand comunication, social media marketing e chi più ne ha più ne metta sono parole che per l’imprenditore normalmente sono parole da friggere (che magari han più sapore).
Un conto è Barilla che ha un fior fiore di staff di comunicazione, un altro è la bottega sotto casa che vende generi alimentari. Un conto è Pastiglie Leone, un altro conto è l’imprenditore che ha il negozio di caramelle.
A questi piccoli-medi imprenditori che umilmente, da non addetti ai lavori quali sono, vengono
a chiedermi strategie per migliorare il loro posizionamento sì, ma in definitiva il loro fatturato, io devo mostrare dei dati reali se voglio che accettino una eventuale campagna di posizionamento sul mercato tramite Instagram.
Al momento, noi crediamo di stare a prenderli in giro proponendo una cosa del genere, perché non ci sono case histories documentabili, alla loro portata, che dimostrino un reale aumento di fatturato e, per quanto quest’ultimo social network potrebbe essere grasso che cola, la ciccia sul fuoco è e deve essere un’altra.
Per carità! Siamo ancora aperti a stupirci con case histories in questo senso.
Brand identity aumentata deve coincidere con un aumento di fatturato: non è quello che chiedo io, ma è quello che mi chiede l’imprenditore di tutta Italia, che normalmente è l’amministratore di una piccola, o bene che va, media impresa. Non ha un team di comunicazione pubblicitaria al suo interno, nè se lo potrebbe permettere, anche volendolo.
La bellezza di organizzare meeting, stabilire relazioni, condividere luoghi geografici e piacere dei sensi non è in discussione. Mi beo anch’io di vedere una bella foto su Instagram.
Ciò che per noi è discutibile è la modalità, opinabile appunto, di come questo generi vantaggio economico e competitivo per ciascun imprenditore che decida di ricorrervi.
Sto dicendo: può essere, ma non è dimostrato. Se faccio il conto della serva, esso non quadra.
Finché subiamo un attacco da chi dice di fare il nostro stesso lavoro, ci diciamo soddisfatti: abbiamo colpito nel segno.
Ciao Marianna,
Fai delle domande. Ti fornisco qualche risposta.
Tu chiedi: “Dove sono le fonti? Le references? I dati?”
Io ti Rispondo – Se cerchi “igers case study” su Google vedrai che arrivi alla pagina dello screenshot che secondo te non ha fonti; per quanto riguarda altri case study, references e dati… beh io ho comprato il libro di Ilaria Barbotti – Instagram Marketing della Hoepli sperando di trovarne… Sperando appunto.
Tu dici: “Instagram è la moda del momento: sbagliato”
Io ti Rispondo – Di fatto stiamo utilizzando tutti Instagram anche nel 2015, soprattutto col fatto che ormai è stata acquisita da facebook…
Tu dici: “Instagram ha cancellato 19 milioni di utenti fake: vero, ma considerato che l’utenza totale (nel dato dicembre 2014, dato sicuramente cresciuto) è di 300 milioni parliamo del 6% del totale. Il People Reach sta benissimo.”
Io ti Rispondo – Guarda, per il momento ometto di parlare di bot e fake anche per semplificare la discussione ma ti rispondo sul people reach.
L’errore che si compie con queste campagne digitale è che non c’è nulla di tracciabile se non i potenziali utenti che si possono raggiungere e alla fine della fiera quanti “cuoricini” abbiano cliccato; un altro errore che si compie è di paragonare l’audience a quello televisivo, solo che quello televisivo costa e fa fatturare l’azienda, quello di Instagram… no!
E te lo dimostro. Se secondo la campagna prevista su Instagram mi dici che hai una OTS e un people reach di 14 mln di utenti e io azienda vendo zero o prossimo allo zero allora devo per forza dire che sei una pessima venditrice in quanto se in televisione mi dici che avrò un audience di 14mln di utenti… scommettiamo che l’azienda vende?
Tu dici: “Dati effettivi non ne ho visti”
Io ti Rispondo – Appunto, neanche io! Anzi sono qui a confrontarmi, ma non ricevo risposte. Risposte Ufficiali, s’intende.
Tu chiedi: “I blog tour organizzati: li butti lì perché? cosa c’entrano? Che cos’hanno a che fare?”
Io ti Rispondo – Ah già! Non sono blog tour, sono “influencer”… peccato che beccano meno like dei miei post. Ma veramente stiamo scherzando? 1 su 1.000.000 ce la fa! cit. Gianni Morandi remix
Tu dici: “Autopubblicazione su facebook e su twitter: quindi una campagna su Instagram dovrebbe essere solo su Instagram? Mi sfugge la logica.”
Io ti Rispondo – Eh certo che escono da instagram! I cuoricini non sono tracciabili mentre almeno Facebook e Twitter lo sono, anche se parzialmente… altrimenti se al cliente non dimostri un minimo di reach cosa dimostri? solo i “cuoricini”?
Tu dici: “Ma le cucine le avranno vendute? A parte che normalmente l’attività social si fa per costruire la brand identity ed in seguito per vendere ”
Io ti rispondo – Ovvio che no e il fatto che ci siano altri brand che per “coincidenza” fatturino di più da quando sono presenti… beh… dimostratemelo con dati reali e non con chiacchiere, siamo tutti professionisti qui, no? Cosa dovrei dire al rivenditore di cucine che ho di fronte? Che se si mette su instagram per coincidenza aumenterà il fatturato?
Tu dici: “Fino a qualche anno fa le Marche non se le cagava di pezza nessuno, io ci sono andata ad abitare 7 anni fa (non ti preoccupare ho cambiato casa, non c’è conflitto di interesse. Al momento sto addirittura a Bruxelles, fai un po’ tu), avevano una delle comunicazioni turistiche peggiori d’Italia con i soldi buttati in spot con Dustin Hoffman inutili.”
Io ti rispondo – Invece con un Igers tour, con gli influencer e immagini delle Marche che NON vedo (eppure ci sono pure io su IG) andrò a visitare le marche? Mi vedi? No! Esattamente come io non vedo questo beneamato tour, inoltre sono soldi di un APT? Beh se si, allora sono anche tuoi dato che sono pubblici!
Tu dici: “Gli Igers sono bloggers? A casa mia, uno può essere Igers e può essere anche blogger”
Quasi quasi ti inviterei a scrivere per suppostaweb (ma non lo farò assolutamente), non capisco dove si ferma il tuo sarcasmo, la tua ironia e la tua satira.
Tu dici: “Funziona? Dipende: dal brand, dalla comunicazione, dalla scelta delle persone coinvolte e via dicendo. Dal brutto tempo, anche. Non è una scienza esatta questo mestiere, purtroppo.”
Io ti rispondo – Dici? Io ti do 1 euro da investire in promozione… si può ipotizzare cosa mi ritorna? No, perchè se mi dici che non è esatta mi metto il mio euro in “bot” in cassaforte.
Tu dici: “Sai che esistono persone là fuori che comprano i libri per imparare le basi vero? No, perché sembrerebbe di no, tu dai per scontato che ci debbano essere solo libri per utenti esperti.”
Io ti rispondo – Un conto è l’entry level book per chi non sa nulla, un conto è vantare numeri e far capire a chi non capisce nulla, ma anche ad aziende, che i numeri ci sono. No! Non ci sono e nessuno, casualmente, ha case history.
Tu dici: “Brand identity: sì, molte delle campagne social si fanno per la brand identity. Mai sentito parlare di tribal marketing? Dici che ai grandi marchi non gliene frega niente? No perché il CEO della Pepsico la pensava diversamente quando sono andata ad ascoltarlo, così come la pensava diversamente l’amministratore delegato di Puma Italia. E sicuramente la Apple non va avanti con la brand identity, no no, ma che scherzi.”
Io ti ribadisco che la brand identity va tenuta in considerazione ma sappi che nessuno getta più soldi al vento.
Tu sostieni: “Dici che un utente non si ricorderebbe il nome di una cucina a distanza di anni?
Io sono la prova contraria: un anno fa un’amica ha comprato casa, ha scelto una cucina di un brand che non conoscevo, la cucina era molto bella, ci ha fatto un post ed è escluso che mi dimentichi di loro semmai vorrò comprare una cucina.
Forse la cucina non ti piace come “merce”? Una volta ho visto una Bugatti Veyron, non me la potrò mai permettere, ma insomma, dubito che me la scorderò molto presto.”
Io ti dico – Lol, che io mi ricordi della Porsche è branding, ma a poco serve che la ricordi io… La dovrebbe ricordare il riccone di turno più che io.
Infatti, seppur nessun mette in dubbio la Porsche come la cucina della tua amica (te la sei comprata poi, vero?), io mi ricordo di un’automobile che a mio avviso ha fatto un bello spot.
La trovi su youtube cercando “Alfa Romeo Giulia – La meccanica delle emozioni”.
Casualmente… hanno fatto pubblicità su youtube, adwords. In altre parole Google, laddove anche un pelo è tracciabile! Altro che socials… e che Instagram! Il che non vuol dire che Alfa Romeo non stia su IG ma non è tracciabile!
“– scusa, sei d’accordo con me sul fatto che le campagne su Instagram funzionano e pubblichi due articoli in cui dici che fare marketing con Instagram è inutile. Mi sfugge qualcosa?”
Sì, ti sfugge qualcosa! Un conto è il DAO come scritto nel mio articolo e un conto è esserci per un ipotetico, fantomatico people reach da 14 mln e che NON vende!
“Ho casi studio di rilevanza ufficiali? Di mia personale esperienza no”
Game Over! Di che stai parlando?
“Insomma, non vorrai mica farmi scrivere un trattato sulle campagne su Instagram?
Come ti ho già citato, Pastiglie Leone, dall’avvento su Instagram, ha guadagnato 15.000 follower, non solo grazie ad una comunicazione fresca e spontanea, ma anche alla collaborazione di un’igers con quasi 200mila followers.”
Devo per forza introdurre i bot? Non ne ho veramente voglia! Dobbiamo parlare di fatture e non numero di followers, per favore.
“Ma i brand che usano Instagram sono molti, chi bene, chi male. Ci sono moltissimi contest, alcuni funzionano altri no. Per esempio, quello della Jack Daniel’s funzionò, altri passano sotto silenzio.”
Sai quando una campagna va… anche se tempo dopo l’azienda se ne vanta pure, peccato che di jack daniels non sento e non trovo nulla. O meglio trovo la campagna ma non trovo, al solito, i numeri.
Però sappi che quando una campagna va male… quello lo si sa subito! Per esempio coca cola incavolata con Marc Zuckerberg fece una campagna per uscire dai social dato il tremendo risultato negativo in termini di ROI. Se fai una ricerca lo trovi. Ma un link te lo voglio dare, almeno sono certo che in mezzo a tutti questi commenti una risata te la fai, offro io.
“Tu chiedi dei numeri, ma che numeri vuoi? Numeri in merito agli eventi dell’associazione? In merito a campagne su Instagram?”
Vedi che allora lo hanno capito tutti cosa vogliamo? E’ così difficile trovare anche 2 soli case study dai numeri provati e inconfutabili?
Cordialmente buona giornata.
Davide Puzzo
Il fatto è che ogni volta che chiedi i numeri le persone sviano, eludono risposte, tirano fuori link che non sono pertinenti.
Non rispondono se non dicendoti di guardare i loro clienti e i commenti di quanto sono soddisfatti – che, per inciso – potrebbe averli scritti chiunque. Il fatto è: quanto i “mi piace” o “follower” generano business?
E con quali dati ce lo potete dimostrare?
E la risposta non c’è.
Perché dati é difficile tirarli fuori. Si sente solo rumore di scivoloni sugli specchi.
Il fatto è che c’è tanto fumo e ci si chiede che cosa bolle veramente in pentola. La domanda è semplice: i dati? La risposta non arriva e si risponde con un attacco personale. E questa è una già una risposta: non sapete che dire.
Chiedere dati non significa sapere quanti follower sono stati fatti in 3 giorni, ma quanto questi follower incrementano un business. Il resto è aria fritta con l’olio del mec.
Per questo arriva la supposta. Nei sederi troppo stretti dalla paura di rispondere. O meglio dalla paura di non saper come rispondere.
Grazie Sergio,
magari una risposta ufficiale la daranno, già solo per la gestione di un crisis management a livello di social, ci sarebbe molto da dire, ma significherebbe infierire in una situazione che è già molto “imbarazzante”.
Alex
Ciao Marianna e grazie del tuo intervento, i confronti sono fondamentali per crescere
Riprendo i ragionamenti di Daniele, Mariangela ed Alessandro e li integro con la MIA visione relativa al mondo del webmarketing. Quello che vendo ai miei clienti sono esclusivamente risultati in termini di fatturato e ROI > 0. Come arrivo a questi risultati è mia responsabilità e di questo devo rendere conto. Non c’è niente di più deprimente di fatturati piatti e costi in crescita.
Ci sono infinite strategie che possono essere utili per generare fatturati con o senza i social media ( o come cavolo li amano chiamare i #SMM). Come ho già detto in altri contesti, con budget e tempo infinito i risultati arrivano comunque. Ma con budget di poche decine di migliaia di Euro ( se va bene) la faccenda è molto più complicata.
Vedi, io onestamente mi sono rotto le scatole di sentirmi raccontare i casi di studio di grosse agenzie che lavorano con grossi clienti e grossi budget; NON è la realtà della PMI italiana e poi io detesto la fuffa e tutti sti paroloni tipo “brand identity” , “lead nurturing”, “marketing automation” e tanti altri che mi suonano veramente fuffosi. Utili per creare un distacco con il cliente più che aiutarlo a capire.
Io non sono contro a nessuno strumento a priori.. ad esempio per vendere di più incito gli utenti di uno degli ecommerce che gestisco a passare su ebay. Un suicidio? No, se è una strategia ragionata; ed infatti i risultati mi danno ragione.
Un altro esempio: molti sostengono che su Facebook non si venda e invece, con dati alla mano, ho dimostrato ad uno dei miei clienti che Facebook ha un costo per acquisizione di un nuovo cliente migliore di Adwords ( per ora). Ma la REPLICABILITA di questo caso positivo su altre aziende è molto dubbia.
Guarda qui,ti ho allegato un report sulle sorgenti di conversione di un progetto e-commerce a cui fornisco le mie consulenze. Leggilo se hai voglia.
Instagram? se, allo stato attuale, mi individui dei funnel di vendita misurabili e definiti come quelli che ti ho mostrato nel report, ti assumo domani stessa e ti faccio entrare nel progetto. Giuro!
Non c’è altro da dire.. il resto sono supposizioni, fuffa e tempo perso.
Concludo che a breve inizio comunque ad usarlo per uno dei miei clienti insieme a Pinterest. Non certo con quelle strategie assai dubbie basate sugli “influencer” ( ma per piacere!) o presunti tali.
Salve a tutti.
Siccome sono state dette delle “non verità” e non sono state date nemmeno delle risposte, io copio integralmente quanto scritto nella pagina di Suppostaweb proprio a testimonianza di quanto siano false certe correnti di pensiero.
Se anche la cronologia e gli screenshot non bastano a dimostrare quanto accaduto, quanto falsamente affermato e strumentalizzato, esistono le dovute sedi per discuterne e davvero…. trattando noi “satira” ci facciamo quattro risate con dati reali e fatti concreti! Hehehehe
Link:
https://www.facebook.com/notes/la-supposta-conoscenza-del-web/igers-italia-e-instagramers-italiani-chiarimento-cronologia-degli-eventi/1626660294290304
Testo:
Il 20 luglio 2015 sul nostro sito pubblichiamo un articolo di Davide Puzzo intitolato “#Igers, selfies e #Instagramers ti faranno fatturare”. L’intento del post è fare il punto sulla realtà di #Instagram come piattaforma di web marketing: raccontare cioè lo stato dell’arte di un sistema atto a mostrare numeri “visibili” al momento NON verificabili da strumenti esterni, per valutarne l’attendibilità e gli eventuali FAKE.
Perché indagare su questo? Per un motivo tra tutti: questo sistema di “mostrare i numeri” serve per acquisire “fiducia” da parte di chi deve affidare delle azioni di web marketing.
In particolare, essendo operativa un’associazione e degli associati che si occupano dell’uso di Instagram anche per campagne di promozione, l’autore ha posto apertamente la questione anche a loro nel merito della loro attività e dei numeri che condividono e di cui ne scrivono anche sui libri.
Si voleva avere maggiore chiarezza.
Il giorno dopo Alessandro Vitale, condivide il post sulla sua bacheca #Facebook, con il seguente commento:
Alessandro Vitale cita Nicola nel testo ed è un TAG attivo. Lo fa perchè Carmignani era tra i suoi amici su Facebook ed era una persona tramite la quale ipotizzava si potesse svolgere un dibattito costruttivo, finalizzato a capire meglio il dato Instagram, essendone un protagonista attivo. Dopo un giorno (due giorni dopo l’uscita dell’articolo di Davide), Nicola contatta Alessandro in privato comunicandogli di aver rimosso il tag per questioni di priorità personale. Qui la conversazione:
Alessandro gli fa le condoglianze; procede poi a un nuovo commento sempre tramite la sua bacheca Facebook. L’obiettivo è riuscire a intrecciare una conversazione con qualcuno che Instagram in Italia lo gestisce come direttivo di un’associazione. E così Alessandro scrive ancora, accennando brevemente alla difficoltà personale di Carmignani e invocando l’intervento di Luca Stiantos Silva, tramite un tag.
Alessandro sceglie un altro interlocutore per questione di delicatezza, interlocutore però sempre parte del direttivo della stessa associazione. Ma anche da lui non riceve risposte concrete e piuttosto che leggere il tentativo di costruire una conversazione, Luca ci vede un “attacco”.
Alessandro gli risponde così:
A questo punto Luca risponde di aver compreso meglio e si rivolge ai vertici di #IgersItalia tra cui la Barbotti (presidente), taggandoli, si ipotizza, per coinvolgerli nella conversazione.
Taggati tutti o quasi i membri del direttivo Igers Italia, forse finalmente la conversazione potrà avere luogo, ci dicemmo.
Invece no. Antonio Ficai, amico su Facebook da lunga data con Alessandro, taglia corto così, rivolgendosi, nota bene, non ad Alessandro Vitale, ma a Luca:
L’affermazione “L’associazione poi al momento opportuno risponderà all’autore” al giorno in cui scriviamo non ha trovato riscontri. Cioè il post di Davide Puzzo non ha ottenuto risposte dai vertici di Instagram(ers) Italia.
Alessandro risponde a Sergio Cagol, poi ferma la discussione… appunto per rispettare il LUTTO.
Sempre per la correttezza, Alessandro aveva taggato anche Antonio Ficai, cercando di instaurare un dialogo in materia di Instagram, esprimendo anche a lui il suo dispiacere per il lutto.
A distanza di 5 giorni, dopo che ogni conversazione era stata interrotta, arriva un post di Nicola Carmignani su Facebook. Anche stavolta nessun tag e nessun riferimento al post di Davide nè al dialogo intercorso, mostrato sopra.
Mancando un qualsiasi dialogo, Alessandro decide di scrivere un altro post sul sito. Il post fa ancora più il punto su Instagram, Igers Italia, Instagram(ers) Italia, ma stavolta analizzando più da vicino un case study nostrano, portato all’attenzione da i loro siti ufficiali. Esce il giorno successivo al post di Carmignani, ovvero il 28 luglio alle ore 10.30.
Arrivano le risposte (ancora una volta indirette) su Facebook. Ma non risposte alle nostre domande. Interventi personali tutti centrati sulla vicenda umana di Carmignani: una serie di invettive ai danni di Alessandro Vitale, reo secondo l’opinione di queste persone d’aver speculato su un lutto. Ma le date e le conversazioni dicono precisamente il contrario.
Andiamo a elencarle.
In primis quella di Antonio Ficai, minaccia indiretta, ma legalmente rilevante.
In secundis, Ivano Eberini, che a differenza di Ficai cita Alessandro Vitale, ma senza taggarlo.
Notiamo che Ilaria Barbotti presidente dell’associazione “Igers Italia” è sempre taggata ovunque. Ma non abbiamo rintracciato suoi interventi in merito in alcun luogo a noi conosciuto, né abbiamo ricevuto risposte rivolte direttamente a noi tramite i nostri canali.
Anche Alessandro Fortuna interviene rivolgendosi a Alessandro Vitale:
Ancora una volta nessuna risposta.
Risposte ufficiali alle nostre domande?
Questa è la cronistoria di quanto è avvenuto. Ci è piaciuto raccontarla per amore di documentazione.
Ognuno, stante i fatti elencati, potrà tirare le sue debite considerazioni.
Purtroppo la discussione ha preso una piega che non rende giustizia alla riflessione che hai proposto all’inizio.
Peccato, sarebbe stata un’ottima occasione per fare chiarezza sui rapporti tra un’associazione senza fini di lucro e le attività economiche dei fondatori e soprattutto, su come questo impatta sui meccanismi di cooptazione dei vari collaboratori su sede territoriale.
Caro Piero,
ti leggo da parecchio, sai bene come opero nel settore, ho avuto modo di apprezzare il tuo modo di lavorare, di raggiungere obbiettivi e risultati; ma siamo al cospetto di una strana Associazione, di una strana collaborazione tra enti pubblici, di uno “strano sito web” di satira digitale; Suppostaweb! :)
Del resto… cosa abbiamo mai chiesto di così tanto difficile?
1) Di avere delle risposte?
2) Leggere magari che il sito “non è ufficiale” di Instagram e dell’associazione?
3) Chiarire i numeri che danno?
4) Spiegare gli OTS che loro forniscono?
5) Capire il nesso tra le attività dei singoli con quelli dell’Associazione?
6) Come mai nei casi studio della presidentessa dell’associazione ci sono innumerevoli profili Igers nazionali che ricondividono quell’attività di promozione?
7) Come mai, in progetti dei singoli fondatori, ci sono condivisioni dei profili Igers?
8) Sempre in una logica di “la legge è uguale per tutti”, come fanno a chiamarsi “IG-ers” e “INTAGRAMers” con dominio (“IGersItalia e INSTAGRAMersitalia”)?
9) Sul fatto che non hanno ancora saputo rispondere ufficialmente?
10) Che hanno fatto una riunione a Settembre e generato un comunicato stampa da 1.000.000 di followers?
Direttamente dal loro comunicato, cito:
Ma noi facciamo satira, magari è il Garante dell’editoria italiana (o AGCM) che dovrebbe dare delle risposte ai nostri quesiti; è ovvio che non sono gli unici che “abusano” del nome di un brand, in Italia si potrebbe sorridere pensando a Pinterest per esempio, ma hanno utilizzato la parolina magica “sito non ufficiale” che io trovo quanto mai “gradevole” rispetto a quanti fanno del potenziale equivoco, una forza. Del resto, questo sito gioca con la satira e dall’equivoco, portare a delle riflessioni; se il GARANTE ha da farci qualche domanda, “NOI” siamo qui, pronti a rispondere, a differenza di altri che si “nascondono”.
Basterebbe solo riflettere in termini di account generati con un nome improprio, ma la piattaforma lo permette, il mio riferimento è a tutti quegli account IG_pippo, Insta_pluto, IGers_paperino, volendo… cosa costerebbe a Instagram a chiudere tutti quegli account e vietarne la registrazione?
Sicuramente avrai letto la cronologia degli eventi, il becero tentativo fatto per “infangare tutto”, i vari attacchi e minacce fatte alla mia persona al fine di “generare disprezzo”, se questa è gestire il crisis management, non voglio immaginare come operano nel settore!! :D
Del libro della Barbetti, ho espresso il mio giudizio negativo, una regione Marche che tanto “pompa” questa figura e questa persona, avrà dei meriti, ma in quanto lettore, libero cittadino, professionista, acquirente del libro, se per me è carta straccia e pieno del nulla più assoluto, ho libertà di critica e sono pronto a discuterne, l’autrice invece no e in maniera molto chiara, questa persona è in giro per l’Italia a promuovere se stessa e il suo business sfruttando una Associazione senza fini di lucro?
Se ci fai caso, si legge sempre e solo di pochi attori, l’Associazione è praticamente inesistente, questo vale anche quando si parla in pubblico in conferenze, in università, in scuole… per non parlare del lato formativo che offrono; anche questa è satira, ma che ufficialità e titolarità hanno queste persone per insegnare a terzi? Chi li ha certificati? Che cosa certificano loro a terzi non avendo ufficialità dal marchio madre?
Forse, prendendo questo caso come riferimento, una denuncia formale alla AGCM potrebbe chiarire alcuni dei punti; sarebbe satira vera se leggessimo risposte ufficiali o degli “innominabili” o di una delle istituzioni italiane a garanzia del settore!! LOL
Meglio ridere Pietro, fatti un “selfie” e spera di non finire in pasto a un loro BOT, poi non lamentare che sei famoso e che non ti avevo avvisato!!
Ale
Era da tempo che non si leggevano articoli così, i miei complimenti.
Grazie Cristiano,
ma l’intento è cercare un dialogo, confrontarsi su numeri, siamo pronti anche a metterci in discussione e scrivere delle errate corrige, ma ciò non accade.
Se hai avuto pazienza di leggere anche la cronologia dei commenti a questo post, puoi capire tante cose e la cronologia degli eventi, fa ulteriormente luce sul livello delle persone che vantano un crisis management professionale in incontri per addetti al settore.
Non so tu, ma io sono sempre più convinto che la metamorfosi di questi camaleonti buffoni da palcoscenico e scribacchini di libri raccogli polvere, non hanno le palle per ribattere quanto da me affermato con semplice logica ed ironia.
Grazie della tua testimonianza di consenso, se posso esserti utile, se ci sono dubbi, non hai che da scrivere, pubblicamente posso rispondere, non ho nulla da nascondere io! :D