30 parole che ostacolano l’innovazione
Quali sono gli ostacoli all’innovazione?
Come la maggior parte dei vantaggi tangibili del passato sono diventate comodità, la creatività è diventata la moneta di successo.
Uno studio di 1.500 CEO ha indicato che essere un leader della creatività è l’attributo numero uno della leadership, necessario per la prosperità.
La creatività è la qualità più importante di una leadership, secondo i CEO. Influenza le prassi e incoraggia la sperimentazione e l’innovazione in tutte le loro organizzazioni.
Affrontando un mondo sempre più drammaticamente complesso, è interessante notare che gli amministratori delegati abbiano selezionato la creatività come l’attributo più importante di una leadership.
I leader creativi invitano all’innovazione dirompente, incoraggiano gli altri a far cadere approcci obsoleti e prendere rischi bilanciati. Sono di mentalità aperta e inventiva nell’espandere i loro stili di gestione e di comunicazione, in particolare sono pronti a impegnarsi con una nuova generazione di dipendenti, partner e clienti.
E’ importante la differenza d’innovazione
Purtroppo, molte aziende non riescono a liberare le loro risorse più preziose: la creatività umana, l’immaginazione e il pensiero originale. Manca un approccio sistematico per la costruzione di una cultura dell’innovazione e poi ci meravigliamo perché continuano sempre a battere pugno.
Le barriere nascoste all’innovazione
Ecco gli ostacoli che dovranno essere affrontati se si prevede di creare una cultura sostenibile di innovazione:
- La mancanza di una visione comune, scopo e/o di una strategia
- Il pensiero/focus a breve termine
- La mancanza di tempo, risorse e personale
- La mancanza di “tempo specifico” per sviluppare nuove idee e opportunità
- L’innovazione non articolata come un impegno a livello aziendale
- Mancanza di proprietà da parte di alti dirigenti
- La leadership attende profitto e guadagno molto prima di quanto è realistico ottenerlo
- La mancanza di un processo sistematico innovazione
- Gli incentivi di gestione non sono strutturati per premiare l’innovazione
- Nessun programma di ricompensa e di riconoscimento
- Spostare costantemente le priorità
- La credenza che l’innovazione è intrinsecamente rischioso
- La mancanza di un processo sistematico di innovazione
- Attenzione al processo interno piuttosto che concentrarsi cliente esterno
- Inadeguata comprensione dei clienti
- Concentrarsi sui successi del passato, piuttosto che sulle sfide del futuro
- Riluttanza a cambiare in assenza del terreno che scotta
- Riluttanza a riconoscere e imparare da precedenti “fallimenti”
- Politica, sforzi per sostenere lo status quo per sostenere gli interessi radicati
- Premiare la gestione delle crisi piuttosto che la prevenzione delle crisi
- Gerarchia, over-gestione e revisione di nuove idee
- Microgestione, scomporre il macro-problema in piccoli sottogruppi
- Sotto-finanziare le nuove idee nel nome del sostenere gli sforzi attuali
- Paura che criticizzare le prassi e gli impegni attuali è un’attività ad alto rischio
- L’avversione al rischio
- Dipendenza dall’emisfero sinistro, pensiero analitico
- Assenza di idee di facile utilizzo e di gestione dei processi
- L’innovazione non è parte del processo di revisione delle prestazioni
- La mancanza di facilitazione di abili e sani brainstorming
- Nessuna formazione/allenamento al pensiero creativo
Questa è l’esperienza di uno come me, al lavoro da 19 anni di cui 12 da titolare d’azienda, ma tu che hai più esperienza di me sicuramente riuscirai a trovare almeno altri 5-10 ostacoli.
La non innovazione: il social media marketing.
Di sicuro esiste un trentunesimo ostacolo, il social media marketing. Già! Il marketer, incallito, a suon de mors tua vita mea non fà altro che farsi l’esercito dei 300 (aùùù aùùù) curando il suo profilo social da ottimo narciso, arruola gente per vendere corsi dove da buon docente li educa ad aprire un blog, per poi fargli scrivere un libro in cambio di una sperata visibilità, gli fa percepire anche che bisogna sapersi promuovere… questi 300 andranno in giro e colpiranno la vostra azienda.
Come? Non… ci vuole una bella campagna social, benvenuti in Facebook ads, uno degli strumenti dal ROI più basso al mondo o comunque di cui le vere aziende si lamentano e l’azienda paga sperando in super vendite con un metodo innovativo e invece se ne va anche l’ultimo budget a disposizione.
Le aziende hanno bisogno di rinnovarsi, innovare e accedere al credito in un’Italia che tanto accesso al credito non dà. Se hanno ancora forze proprie forse è il caso che le investano in altri tipi di promozione online più proficui.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!