Le promesse dell’aria fritta: quando la formazione non è di valore

Quando la formazione non è di valore

Premio Nazionale igersitalia 2015Sono da 10 anni nel mondo della comunicazione e ne ho viste di tutti colori. Sono partita dalle campagne editoriali, su carta e cartelloni e siti vetrina e dal nulla mi sono ritrovata nel vortice della rete.

Mi ero fermata per un annetto, in quell’annetto in cui è cambiato il modo di comunicare.

Quindi che ho fatto? Ho iniziato a studiare: ma non solo sui libri come ho fatto all’università, a studiare le dinamiche di questo nuovo potente strumento che si era impossessato del mio settore.

Mi sono iscritta a gruppi, parlato con persone e ho aderito a vari progetti che potevano rappresentare per me in quel momento una crescita ma non solo anche una forma di conoscenza.

Ho stretto la mano al web e gli ho detto: Piacere.

E mentre gli dicevo come mi chiamo mi ha proposto subito un corso di formazione. Perché no, ho detto io:

  • non costa molto
  • mi fanno fattura e la mia partita IVA ha bisogno di costi
  • mi metto comodamente seduta e imparo qualcosa.

Premetto: mi sono guardata in giro prima e ho selezionato argomenti, relatori e contatti.

Le promesse dell’aria fritta:

Il primo corso è stato interessante perché ero quasi a zero e almeno una base me la sono fatta. Me lo sono goduto in due giornate di febbre in cui mi sono sparata ore e ore di concetti che, in fondo, mi hanno anche motivata.

Bene allora è il momento di fare il secondo: più tecnico stavolta. Mirato su un esigenza.

Prima delusione: non aveva nulla di tecnico, erano parole e concetti triti e ritriti con proposte di acquistare strumenti mirabolanti di pianificazione a pagamento e probabilmente troppo complicati da usare. Non in quel corso poi. Perché il tempo era poco e in effetti per 150 euro era anche troppo.

Terzo corso: una catastrofe.

Due relatori: uno più competente e l’altro che leggeva le slide. Beh quello sapevo farlo da sola. Una bibliografia di testi da leggere e ne ho acquistato pure uno. Del relatore più bravo.

Ecco, dire che era illeggibile è volergli molto ma molto bene. Strutturato più o meno così:

  • Prendi un argomento
  • Leggiti tutti i maggiori teorici a tema
  • Sottolinea le frasi più significative
  • Aggiungi le frasi di raccordo come saprebbe fare un bambino di terza elementare
  • Unisci tutto
  • Hai creato un libro

E ne ho trovati tanti così ma continuo a leggere perché io ci credo nella formazione. E credo nella conoscenza appresa dai libri. Quelli ben fatti però.

Premi nazionali... di riprova sociale:

Premio Nazionale Instagramers 2015

Il problema è un altro: il problema è che questa cosa della riprova sociale ci sta prendendo un po’ la mano. A tutti. Perché va bene che la rete è il centro, siamo d’accordo che serve e che le potenzialità sono infinite ma non è che se hai mille mila contatti sei bravo. Non è che se ti considerano un guru lo sei davvero.

Quello che conta è fare la differenza, nei fatti. Probabilmente nemmeno io la faccio e non sono in grado di parlare di numeri e avere certezze assolute ma non pretendo di insegnarlo a nessuno. Non garantisco risultati.

Mi sembra che stiamo perdendo la rotta. Che la pubblicità ingannevole degli anni novanta in cui il consumatore era passivo e imbecille sia stata travestita di grafica animata, colore e foto e si rientrata dallo schermo di un computer.

Pubblicità... ingannevoli!


Dove ci siamo tutti. E dove tutti si può far tutto. Basta conoscere gli influencer giusti, non avere una bacheca Facebook troppo autentica, e si certo, acquisire le competenze giuste. Ma quelle sono parole che in mezzo all’aria fritta si disperdono.

E invece la formazione ha un valore e unita all’esperienza fa davvero la differenza. Perché impari sul campo, ci sbatti il naso, fai una cosa che fa schifo e la guardi per capire dove hai sbagliato.

Perché se basta leggere delle slide, avere millemila follower, un po’ di auto promozione compulsiva, allora il settore non esiste.

Inutile continuare a lavorare.

 

5 commenti
  1. Salvatore
    Salvatore dice:

    Considero questo dilagare di formazione senza valore un segno di decadimento generale, che tende a svilire e considerare robetta da nulla anche il lavoro dei consulenti più seri: probabilmente, ma questa è più una mia personale convinzione non molto agevole da provare, alimenta pure abbastanza il mondo di “mio cugino me lo fa a 50 euro”.

    Concordo praticamente su tutto, per il resto: è raro che si trovi qualcuno disposto a metterla su questo piano giusto sul web, per cui grazie mille.

    Rispondi
    • Martina Caluri
      Martina Caluri dice:

      Ciao Salvatore e grazie per il tuo commento.

      Anche io credo molto nella formazione e soprattutto credo nella condivisione. Perché si fa presto a distruggere un settore e quando poi ce ne accorgiamo è davvero troppo tardi.

      Per cui ho voluto raccontare la mia esperienza proprio per dare valore alla formazione, quella vera e ben fatta, quella che davvero può arricchire e portare competenza.

      Grazie ancora
      Martina

      Rispondi
    • Daniele Vinci
      Daniele Vinci dice:

      La formazione è la base fondamentale di ogni professione.

      Per evitare che la formazione diventi business, purtroppo, non è possibile seguire delle linee guida.

      Anche volendo istituire degli organi di controllo, o regolamentare meglio la professione del formatore e degli enti accreditati alla formazione, il rischio è quello di cadere in un ginepraio infinito.

      Allo stesso tempo, la domanda di chi vuol sapere come funziona il favoloso mondo del web è in crescita, e stranamente la tendenza della crescita è parallela alla frammentazione e distruzione del “lavoro” sia come sistema di sostentamento come come crescita personale e del pensiero.

      Alla crescita di questo trend, diventa naturale, che l’offerta sia sempre più commerciale e cerchi di sgomitare per farsi largo.

      La mia visione folle è che la formazione debba essere gratuita e l’apprendista debba pagare con il lavoro per fare pratica.

      Se vogliamo diffondere e difendere la cultura digitale allora facciamolo gratis e coltiviamo nuovi talenti o nuovi professionisti stimolandoli correttamente. Invece di pagare la formazione pagheranno il tempo dei formatori con il lavoro.

      Altrimenti il destino di tutti questi nuovi lavoratori è già tracciato.

      Accadde la stessa cosa negli anni 90 con la formazione sul design e sulla grafica pubblicitaria.

      Tutti volevano fare i pubblicitari dopo aver fatto un corso di grafica, tralasciando il fatto che la pubblicità non è fatta solo di grafica :)

      Ma quanti pubblicitario davvero hanno realizzato davvero?

      Il web è diventato, di fatto, un grande palcoscenico che per dimostrare di esistere ha dovuto “mescolare” il sacro con il profano, la cultura con la formazione scolastica.

      Allo stesso modo, non bisogna affliggersi, perché le connessioni sono infinite e questo permette oggi che tu abbia trovato questo angolo di libertà e ne abbia apprezzato il pensiero.

      Rispondi
    • Sergio Trenna
      Sergio Trenna dice:

      O il falegname mio con 30 sacchi te lo fa mejo.

      E già l’ottica è sempre quello. Si svilisce una professione in modo che a fare da padrone non sia qualità, ma prezzo.

      O peggio un pezzo di carta con nessuna validità, se non a fuffalandia

      Rispondi
  2. Elisa Gattamorta
    Elisa Gattamorta dice:

    Vado oltre con un’idea che mi gira in testa da un po’, che forse sembra una provocazione, ma tant’è…

    Ormai tutti tengono corsi di formazione, se tutti formano, chi lavora?

    Gli alunni dei corsi?
    Siamo sicuri che sono pronti?

    Rispondi

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