Social media specialist: i più qualificati in Italia
Quando la docenza per il web certifica l’indecenza etico digitale.
Se parliamo di formazione, direi che Suppostaweb ha più volte scritto e ribadito il concetto tra chi offre un servizio di formazione (come risorsa di sostentamento) e la differenza da una “diffusione di cultura digitale” in condivisione. Se per la prima il ricavato è un business per generare nuove figure professionali, per la seconda, spesso si parla di formazione professionale direttamente in aziende.
Si lavora direttamente con le risorse presenti nelle PMI, si misurano davvero le KPI relative al loro lavoro e ai ritorni di un assetto digitale corretto e non soltanto generato sul potenziale dei social network. Ma nel mondo dei Social Media Specialist è nata una nuova figura professionale; no, non è Braccio di ferro che si mette a scherzare, è peggio: il recruiter digitale, Poldo!!
Chi forma i formatori? Ed il Recruiter Digitale?
Lo avete già sentito da me, letto più volte e ripetuto, ma spieghiamo a quanti ancora non lo sanno o lo leggono per la prima volta, cerchiamo di far capire agli utenti, anche a semplici lettori interessati al web, quale magica possibilità economica si sono inventati questi “improvvisati” del web, quelli che con “Paperino” ci vanno a letto per addormentarsi, per intenderci.
Visto che il settore social è tutto basato su numeri prettamente “potenziali” (se non mirati a strategie “molto” particolari e tracciate), non potendo vivere di sola formazione e master a vario titolo e natura in academy di dubbia validità giuridica come gli attestati che rilasciano, cosa si sono inventati?
Non potendo dimostrare l’efficacia dei mezzi sociali, dei numeri che dettano come fossero di riferimento ma non “certificati” da altri che da loro, basandosi anche su valori “non costanti” nel tempo, hanno creato un indotto dove, una serie di “pseudo” esperti di settore hanno da prima elevato la loro “esperienza” come “docenti” per poi farsi riconoscere dallo stesso gruppo come “i più qualificati d’Italia” per poi farsi destinare in aziende da un recruiter digitale “amico”.
Insomma, sembra di giocare alle tre carte, il cretino è sempre chi si ferma a giocare! Vero PMI, imprenditori ed aziende che ci credete a questi ciarlatani!!?
Il recruiter digitale
Ricapitolando. Il recruiter digitale è quella figura professionale in grado di poter stabilire se tecnicamente hai le competenze per svolgere un lavoro di Social Media Strategist e se hai attitudini a lavorare in un contesto aziendale; ma le competenze del “RECRUITER” in campo digitale?
Ed ecco che il discorso diventa interessante ed è stato in precedenza “documentato” (vedi: Il web marketing continua a significare truffa) ironicamente, noi facciamo satira ed è bene ricordarlo anche per il diritto di critica, ma quello che viene affermato da uno sconosciuto che si è dato un titolo professionale di una figura professionale non regolamentata (lo può essere anche lo stesso Social Media Manager), è la “non competenza” proprio su fattori digitali, social, #BOT e cose del genere.
Un assurdo vero? Non in Italia, tanto chi lavora in PMI e aziende, non capisce un cavolo e siamo nel 2015!
Istituzioni AGCM o POLIZIA POSTALE
Sorridete? Non c’è nulla da sorridere! Qui ci si sta giocando la credibilità tra perfetti furbi del sistema ed onesti lavoratori, tra aziende che cadono in un tranello di associazioni a delinquere di stampo digitale al fine di “estorcere” capitali che non ritorneranno mai alle aziende, colpevoli ed ignare del sistema marcio e corrotto avallato dalle Istituzioni incompetenti! Non è così? Se mai volesse rispondere AGCM o la Polizia Postale, io sono pronto a fare nomi ed a formalizzare querele anche alle Istituzioni, ma non quelle italiane, a quelle europee e non sono solo. Poi passiamo dalla SATIRA DIGITALE ad ETICA DIGITALE?
Lato azienda, pensare che la figura del Recruiter Digitale possa essere chiamata da un mio dipendente e che attribuisca a lui la professionalità per ricercare personale chiave per il futuro del marketing e la comunicazione della mia azienda sulla base unica di una non conoscenza del settore, è come essere immersi in un barile di acqua fredda e fare la diarrea, per poi dire che non ti sei sporcato e che non puzza!
Tuttavia, c’è chi ci crede e se la merda la passano per cioccolata, evidentemente vi piace la merda!
#SMM più qualificati in Italia… #socialmediamonitoring
Come parlare del Social Media Monitoring, metriche che farebbero sorridere chiunque ha un minimo di conoscenza delle dinamiche che muovono il settore dell’advertising digitale.
Pubblicità ingannevole
In più riprese, quasi in maniera ridondante e con esempi lampanti, ho cercato di sensibilizzare tutti sulla possibile “pubblicità ingannevole” che si genera quotidianamente attraverso azioni di Social Media Specialist e “influencers” (persone che non hanno davvero un cazzo da fare e che vivono una vita digitale a scrivere compulsivamente una marea di infinite cazzate senza logica), che promuovono loro libri e corsi in Academy (leggi anche: Corsi di Formazione Seo, Web Marketing, Social Media Marketing) sulla base di cose che nemmeno la AGCM o il Garante per l’Editoria sa come fare a misurare ed a certificare.
Per un assurdo, il valore di OTS – People Reach indicato in testi, misurato e certificato da autori di riferimento per il social media monitoring, non tengono in considerazione tutti i fattori digitali; semplicemente lo “ignorano” o peggio: lo “nascondono”.
Su Instagram abbiamo scritto abbastanza, chi mai volesse dire che stiamo sbagliando, che ha come misurare quei dati che sbandierano ai quattro venti presunti influencers, io resto a completa disposizione per discuterne apertamente e pubblicamente.
L’invito lo rinnovo anche per la AGCM e l’ufficio del Garante, se mai possiamo essere utili a dare delle risposte, aprire un canale di dialogo competente, siamo qui a disposizione, ma dobbiamo dialogare con chi parla la nostra stessa lingua altrimenti si finisce per dar ragione ai soliti ignobili del settore e definire le Istituzioni come semplici e nominali burocrazie vuote e fine a se stesse; come la legge sui cookies (inutile e non compresa dagli utenti medi) o l’agenda digitale.
Ma come è possibile fare il recruiter digitale, piazzare delle figure professionali in aziende e non capire il valore dei dati web? Provate a chiedere voi resoconti di analisi web al netto di azioni roBOTiche, non sapranno dirvi molto, l’imbarazzo sarà palpabile.
Vale anche per le televisioni, la trasmissione di Italia Uno, Le Iene, per esempio; quante volte i conduttori hanno”enfatizzato” le migliaia di visualizzazioni di video in YouTube?
Le Iene… i paladini della verità, quelli che dicono… loro che hanno il coraggio di “sputtanare” chi fa truffe, ma anche loro non fanno altro che alimentare proprio una falsa informazione, pubblicità ingannevole, numeri che non sono certificati nemmeno da Google che è il detentore del marchio YouTube!
Ma se chiediamo a Google le view (visualizzazioni) reali rispetto a quelle robotiche di un video, ci sanno rispondere?
Chiedete direttamente all’assistenza di Google, rimarrete decisamente stupiti, sembra quasi di parlare con un recruiter digitale, come quello di prima, proprio lui, quello che afferma di non capire un cazzo di digitale e con lui, tutti quelli del suo focolaio associativo di formazione; tanto i polli da spennare (formare) siete voi, le aziende da “truffare” sono le vostre, non di certo la mia, vero AGCM?
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