Quello che so su BOT e Instagramers in Italia
Prefazione:
Instagram Business in Italia:
Questo imprenditore ha registrato un hashtag su tshirt (tra i primi in Italia) e per fare business con questa idea ha deciso di usare Instagram e gli influencer da subito.
Interessato ai risultati che secondo lui si potevano avere dai social, soprattutto Instagram che era agli inizi, ha fatto tutti i corsi possibili.
Un giorno nel 2012 lo contatta un imprenditore indiano, che aveva visto il business delle tshirt, gli spiega come funzionano i BOT e gli offre di comprarne per aumentare le interazioni del suo brand.
Comincia a studiarli e capire come usarli: il suo profilo personale Istagram diventa tutto BOT in breve.
Per lanciare le magliette e aumentare l’engagement tramite Instagram si mette a studiare anche i profili degli Influencer che gli segnalano le agenzie di spettacolo con cui è in contatto; li ha analizzati tutti e su Instagram nota che le loro interazioni sono quasi tutte dovute ai BOT: gli unici personaggi famosi che hanno like veri e interazioni reali sono Valentino Rossi e Diletta Leotta.
Altro esempio utile i utilizzo BOT
Una famosissima bibita ha avuto la stessa idea sua e fatto lo stesso giochetto per le sue magliette brandizzate: assunto una bellissima starlette influencer, ma, non sapendo che pochissimi suoi followers sono veri, non ha convertito per niente. Risultato: influencer licenziata subito.
Dopo il successo delle magliette e l’aumento dei contatti, il nostro imprenditore si mette anche a fare il SMM (Social Media Manager) professionista per personaggi famosi: crea dal nulla i profili di molte star italiane, compra BOT per tutti perché vogliono cifre folli, tra followers, amici e cuoricini; essere personaggi anche social gli aumenta gli ingaggi.
Si mette a collaborare con un’azienda con un discreto budget ed a questo punto decide di coinvolgere direttamente gli Igers italiani e contatta gli Instagramers Italia.
Accordo: Mandare alcuni Igers in giro per alcune città chiedendo che usassero hashtag giusti da legare all’azienda, pagamento di cifra a tre zeri. Promettono molte interazioni e conversioni…
Risultato: Un mese di lavoro, 2000 foto e l’unico riscontro è stato legato alla brand awerness, anche se sballato, perché arrivavano visite di persone interessate alla fotografia e non a comprare il prodotto, zero conversioni.
Poi arriva il momento del progetto su scala nazionale, coinvolte 21 città, 2 mesi di campagna, budget più alto, più influencers coinvolti; risultato: pochissima brand awareness (dispersione e disinteresse) e nessun riscontro.
Il nostro imprenditore dice che il mercato italiano non è pronto per l’Instagram business perché tutti i profili dei cosiddetti influencers e professionisti, sono pompatissimi di BOT e non convertono nulla, essendo tutte le interazioni finte.
Conclusione
Vi state chiedendo se è tutto vero? Sì, lo è.
Non è satira? Ma come no, provate a rileggere guardando i proclami di quanti si professano e si elevano ad esperti e GURU del settore e vi ritroverete a sorridere di gusto!
Inutile ricordare che la realtà è forse nel mezzo, ma è proprio lì che noi ci andiamo a collocare per poi salire su nel tentativo di provare, partendo dalla cul-tura, di fare umilmente chiarezza in un settore che è sempre più terra di BOT e dei soliti furbetti del sistema!
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