Facebook ha definitivamente ucciso la migrazione neuronica
Dopo anni, Facebook è riuscita a rendere tutto più semplice.
Facebook riduce la visibilità ai responsabili Marketing:
dei post organici, non sanno più cosa farsene.
Non c’è bisogno più di farsi delle domande, la certezza ormai è sotto gli occhi di tutti; la piattaforma che era definita “gratuita per sempre”, è diventata uno spremi agrumi a pagamento.
L’utente alimenta (con il suo criceto – vedi immagine), la macchina digitale profilandosi autonomamente, indicando cosa piace e commenta, condivide, dov’è e quando, con che frequenza fa cose e con chi ecc..
Si è passati da una fase dove i risultati organici dei motori di ricerca erano stati messi in discussione, ad accentrare tutto l’interesse nei social network; la migrazione neuronica:
La migrazione neuronica è possibile grazie alla guida di varie tracce extracellulari che fungono da segnali in grado di modulare le risposte dei meccanismi molecolari agenti nelle specifiche strutture neuroniche.
Diane Richmond
Se la teoria di massima è questa, la migrazione da uomo a macchina è tutt’ora in corso.
Dopo aver raccolto gli utenti, si è passati a spingere i brand in questo sito d’incontri. Essere presenti nel noto social network, il più utilizzato, il famoso Facebook… Il declino neurologico.
Se una volta le persone entravano in Facebook per “socializzare”, cercare il ragazzo o la ragazza da corteggiare, il compagno di classe dell’infanzia, si è passati a spiare la moglie o peggio, l’amante… Poi sono arrivati gli “esperti” del marketing e hanno ben pensato di far di una comunicazione, un obbiettivo target: le persone, gli utenti di Facebook.
Dopo anni, i marketers di Facebook oggi che scoprono? Che le persone sono interessate più al pettegolezzo che a contenuti promozionali delle pagine brand? Ecco come il News Feed… limitato con vari stratagemmi e filtri, viene confuso come “risultato organico”; in parte lo è; ma di una cloaca di informazioni promozionali inutili.
Nella cloaca, la discarica della migrazione neuronica, da una intelligenza naturale, creativa, a quella di Facebook, gli esperti hanno inventato cosa?
Monetizzare al massimo tutte le informazioni commerciali. Ma le news del mio network? Gli aggiornamenti di stato della casalinga di Voghera? L’amico d’infanzia? L’amante…? Persi tra continui messaggi promozionali.
Un ulteriore filtro porterà maggiormente in evidenza quelle che sono le informazioni sulle App, notizie sponsorizzate; ma attenzione, per raggiungere “tutto” il “tuo” network di amicizie, sarai costretto o a pubblicare con una frequenza altissima (i fuffologi più seri, oltre il numero di amici e di seguaci, li si riconosce anche dalle frequenze di pubblicazione) o a far diventare le tue notizie… sponsorizzate!
Che Facebook limita i risultati organici della sua piattaforma (sito web su protocollo https) e fare pagare ogni sorta di visibilità, è un dato di fatto; ci sono soluzioni? Certamente.
Non bisogna dimenticare che la migrazione neuronica può essere anche inversa; Facebook infatti, non ha potuto ignorare quello che i più attenti esperti di Facebook hanno sempre notato: la reattività nei gruppi.
E’ stata rilasciata di recente una App dedicata solo ai gruppi di Facebook, quando si scrive un post in un gruppo, si raggiungono “tutti” gli iscritti che, molto probabilmente, hanno scelto di seguire quel gruppo per interesse.
Anche le pagine sono strutturate nella stessa maniera, ma quando si scrive un post raggiungiamo tutti i seguaci della Pagina? Provate voi a fare qualche test, utilizzate il vostro profilo personale, una pagina e poi un gruppo, la risposta sarà sotto i vostri occhi.
Sempre per la teoria della migrazione neuronica, sarebbe da spiegare ai Marketers italiotici che non c’è bisogno di fare i fenomeni.
Se fermate per un attimo il criceto che avete nella scatola cranica, gli chiedete di premere “reset a Facebook” considerando i “blog/CMS” come piccoli “gruppi social”, allora potreste vedere che il “risultato organico” in un motore di ricerca è meritocratico e strategico, non viziato da sistemi economici che rendono “l’oste” ricco e la moglie ubriaca di inviti a pagine, giochi e messaggi diretti e di mollaccioni bavosi, ultimi arrapati dell’era digitale.
Non è una fuga da Facebook, ma una eclissi mentale e sociale alla MySpace!
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!